24 dicembre 2020

Non proprio, ma facciamo finta che sia una Top Ten

 

Non proprio, ma facciamo finta che sia una Top Ten: Cinque standalone che avrebbero potuto essere serie e cin… ehm, quattro serie che avrebbero potuto essere standalone,

a cura della librovora Marty.


Come avrete già sentito alte 565156 volte, siamo alla fine dell’anno, e, personalmente, a Dicembre mi piace ripensare alle mie letture; non solo a quelle dell’anno quasi finito, ma  a tutte quelle fatte. In questo caso mi sono chiesta: Ci sono stati dei libri che sono stati troppo brevi, e che avrebbero dovuto essere più sviluppati? E ancora: Ho letto delle serie in cui bastava solo il primo libro? Pensando e ripensando (e fissando la mia libreria per cinque minuti buoni di seguito), alcuni libri e/o serie che ricadono in una di queste categorie ce li ho. Vediamo quali.



Gli standalone che avrebbero potuto essere delle serie sono:


-Kingdom of Needle and Bone, di Mira Grant.

Sono rimasta affascinata dal mondo costruito dall’autrice, e sono rimasta rammaricata che tutto il racconto sia solo un riassunto delle vicende, seppur con un finale con il botto.

Mi sarebbe piaciuto che i personaggi venissero approfonditi di più, e che ad un certo punto le cause reali della pandemia venissero fuori. In aggiunta, si sarebbero potuti introdurre altri personaggi che avrebbero potuto complicare i piani di uno dei protagonisti. Insomma, vista l’ambientazione post-pandemia, si sarebbero potuti esplorare ampliamenti della trama.



-The Love Interest, di Cale Dietrich.

Anche in questo caso mi sarebbe piaciuto che venisse sviluppata di più l’ambientazione, e che venisse dato qualche indizio in più sull’organizzazione che crea e controlla i 

“Love Interest”. Sarebbe stato curioso sapere se ci sono altre simili organizzazioni, e conoscere altri personaggi che svolgono questo ruolo, per confrontare varie e diverse esperienze. In generale sarebbe stato interessante avere una storia spalmata in più capitoli, per capirne meglio tutto il contorno, e non solo focalizzarsi sui personaggi.


-Nimona, di Noelle Stevenson. 

Ho letto questa graphic novel diversi anni fa ormai, ma ancora ci ripenso. In questo caso, mi sarebbe piaciuto avere proprio dei seguiti alla storia. Il personaggio di Nimona è molto interessante, e considero il libro come solo l’inizio della storia della ragazza. Mi sarebbe piaciuto vederla in altre avventure in giro per il mondo a mettere in pratica gli insegnamenti che ha ricevuto dal suo mentore. 


-The Test, di Sylvain Neuval. 

Questo autore ha un dono fantastico, quello di rendere sensate storie lunghe e storie corte. E questa è decisamente sensata. Però non sarebbe stato male ampliare l’ambientazione chiaramente molto tecnologica, e saperne di più su come si è arrivati a quel punto. Inoltre, il personaggio principale, mi sembra la persona ideale per creare una rivoluzione, visto l’esperienza avuta.


-The Binding, di Bridget Collins. 

L’amore della mia vita librovora. Nessuno si sconvolge se cito questo libro, ma mi piacerebbe che anche qui che la storia fosse stata sviluppata di più. Sarebbe stato interessante scoprire di più sulla figura del Rilegatore e di come avviene la formazione di esso. In più, visto che alla fine della storia avvengono parecchie cose, interessate sarebbe un seguito per vedere come viene percepito questo cambiamento e come viene percepito il Rilegatore da lì in poi. In poche parole, e anche in questo caso, mi sarebbe piaciuto più spazio per l’ambientazione.


Le serie che avrebbero potuto essere standalone sono:


-Creekwood, di Becky Albertalli. 

Non è una novità il fatto che non abbia apprezzato i seguiti di Simon Vs the Homosapiens Agenda. Il primo libro l’ho amato alla follia, consigliato a tutti quelli che incontravo, e ogni tanto ci ripenso. Lo stesso non posso dire per i libri che lo seguono. Visto il cambio di prospettiva non invitante e il fatto che le storie dei libri sono nello stesso universo, ma non legate l’una all’altra, sarebbe bastato il primo libro per soddisfarmi.


-Wonder, di R.J. Palacio.

Come potete vedere dal bollino sulla copertina, questo libro non è stra-piaciuto solo a me, ma anche alle mie colleghe librovore. Per questo io penso che, quando una storia è perfetta così, non c’è niente da aggiungere, niente da scrivere in più per ampliare. Le storie dei ragazzi che circondano Auggie sono sì interessanti e divertenti, ma non mi hanno entusiasmato quanto la storia originale, perché non aggiungono niente, ma raccontano solo un altro punto di vista. 


-Once Upon a Con, di Ashley Poston.

Ah i retelling, questi strani libri in cui la storia è già stata raccontata, ma viene riscritta in altre vesti. Di questa serie il primo libro è stato molto carino, e quasi una novità, perché è uno dei primi retelling che ho letto. I personaggi li ho trovati molto interessanti e diversi dal solito; basti solo pensare che il protagonista maschile è una persona famosa, ma è anche un fanboy nerd sfegatato e appassionatissimo del film che sta per girare. Ed è molto dolce. Parlando del resto della serie, il secondo libro è stato bello, ma non così particolare come il primo; e il terzo ancora non l’ho letto, né ho intenzione di farlo. In sostanza, bastava il primo.


-The Land of Stories, di Chris Colfer.

Ok, devo ammettere che ho letto il libro e i suoi seguiti parecchio tempo fa e non mi ricordo molto, ma una cosa la ricordo per certo: il primo mi è piaciuto molto di più di tutti gli altri. Mentre leggevo il resto della serie ho notato come la qualità della scrittura calasse e le storie si ripetessero. Non ho completato la lettura della serie, ma leggendo gli ultimi libri ho notato che non mi interessavano più perché non li trovavo adatti alla mia età.


-Ok, ammetto che credevo di avere più serie per questa categoria. Ma poi ho pensato che normalmente, se non voglio continuare una serie, non la continuo, come dimostra la mia top ten del mese scorso che potete leggere QUI. E quindi non ho un quinto libro per questa categoria. Sorry.

Nessun commento:

Posta un commento