12 ottobre 2020

Top Ten dei clichè del genere Distopico

 

Top Ten dei clichè del genere Distopico,

a cura della librovora Marty.


Continua la saga dei cliché divisi per genere letterario della vostra librovora preferita. Oggi parliamo del genere distopico, un genere che mi piace molto, ma in cui alcuni elementi tendono a ripetersi spesso. Come in tutti i generi letterari, del resto. Vediamone alcuni:

-Adolescenti che si lanciano contro il sistema governativo:

Almeno nelle storia che ho letto io, i protagonisti sono sempre molto giovani, a volte neanche maggiorenni, e si mettono contro governi esistenti da decenni e che hanno fondamenta solide. Il più delle volte la scampano solo con qualche ferita o menomazione minore, ma almeno hanno liberato il mondo dal male assoluto.


-Divisione in fazioni, o caste, o tribù o qualunque altro tipo di agglomerato di persone: Un gruppo di persone accomunate da una caratteristica che le mette in risalto nella società, e sarà rilevante nel corso della storia. La popolazione, ovviamente, accetta questo tipo di divisione senza molte domande, perché viene questa spacciata come una pratica per buon funzionamento della comunità.


-Un complesso Worldbuilding: I primi capitoli di un libro distopico sono normalmente dedicati alla costruzione del mondo in cui svolge l’azione e al recap di come si è arrivati al punto iniziale della storia, dal punto di vista storico. E viene introdotta anche la situazione sociale della popolazione. Queste descrizioni possono essere lunghe e complesse, tanto quanto è complesso il mondo presentato. 


-Governi distopici (e dispotici): Se, come me, leggete distopici, saprete benissimo una cosa: il governo è sempre nel torto. Anche se all’inizio potrà sembrarvi tutto rose e fiori, non fidatevi, c’è sempre sempre qualche problema nascosto o qualche segreto tenuto per anni che non vogliono assolutamente rivelare ai cittadini e così via.


-Viaggi nel tempo: Molto comunemente usato anche come genere a sé stante. Tipicamente usato per portare i protagonisti nelle epoche storiche passate, di cui abbiamo qualche conoscenza; raramente si viaggia nel futuro, che sarebbe da inventare completamente e non è particolarmente familiare al lettore. Uno scopo comune del viaggio indietro nel tempo può essere quello di rimediare ad un errore o cambiare le sorti di un evento.


-Libri ambientati dopo un’apocalisse: Dopo un evento sconvolgente, la società si è armata ed ha creato un modo tutto nuovo. Ma sarà migliore o peggiore di prima? Spesso nel mondo nuovo le leggi vengono dettate dall’istinto di sopravvivenza del singolo in un pianeta quasi in rovina.


-Universi alternativi: O anche detto, mettiamo più worldbuilding in un solo libro, che tanto il lettore si diverte.


-Mancanza di autonomia e privacy, il personaggio che si ribella a tutto ciò: Nelle società distopiche l’individualismo e la creatività sono visti come un male per la società, per cui i cittadini vanno controllati e indirizzati su attività che stimolano il gruppo invece che il singolo. Troviamo sempre un protagonista a cui non stanno bene le cose e che quindi, con piccoli o grandi gesti, cerca di cambiarle.


-Tutti gli altri paesi scompaiono: La maggior parte della storia del libro è ambientata in un paese che prima era conosciuto con un altro nome, e improvvisamente solo quel paese è importante per la storia e nessuno si interessa di esso, se non gli abitanti stessi.


-Apocalisse zombie: Devo ammettere che non ho mai letto un libro con zombie, ma ho visto che tra i vari motivi per l’apocalisse il più gettonato è una mutazione genetica o una malattia che cambia radicalmente le persone, così da costringere i governi a rivoltarsi contro di esse.


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