Wrap Up: Gennaio 2019
La Librovora miki_tr deve chiedere scusa: in primis alla librovora Marty, che ha fatto tutte le immagini che vedete in questo Wrap Up. Un po’ anche a tutti voi: qualcuno sembra essere uscito dalla sua fase di blocco da lettura. Avrete molti commenti da leggere. Grazie al cielo le altre librovore si sono contenute. Comunque, venite a scoprire cosa abbiamo letto in questo inizio di anno?
Book Count: 26
Libri letti:
The Ice Garden, di Guy Jones.
La prima lettura dell’anno è stata una decisione impulsiva: non avevo voglia di alzarmi dal letto il primo gennaio e andare a prendere uno dei libri nella mia TBR, quindi sono andata a sentimento tra quelli che avevo nel Kobo sul comodino. Questo libro, anche se è tecnicamente ambientato in estate, è una bella favola invernale. E’ una storia semplice, e non è difficile capire dove va a parare quasi fin dall’inizio, ma ha un suo fascino ed un’atmosfera molto fiabesca. Una lettura leggera per iniziare l’anno.
Reading Challenge: Un libro uscito in inverno
The Gentleman’s Guide to Getting Lucky, di Mackenzi Lee.
Ci sono un sacco di serie con cui devo mettermi a pari dall’anno scorso, ma la prima che avevo bisogno di affrontare era senza dubbio questa. Mi erano mancati un sacco questi personaggi, e non mi ero resa conto di quanto finché non ho letto questo racconto. So che è pensato come una storia primariamente divertente (e credetemi, lo è: è spassosa), ma devo ammettere che era da mesi che non arrivavo così vicina a commuovermi nel leggere un libro. C’è qualcosa nel modo in cui Mackenzi Lee scrive i suoi personaggi, ed in particolare, su tutti, Monty, che riesce a toccare corde dentro di me come pochissime altre cose hanno fatto. Monty mi fa regolarmente venire voglia di sbattere la testa contro il muro, eppure mi commuove allo stesso tempo. E’ come se fosse in qualche modo più reale di quanto normalmente lo sia, per me, il personaggio di un libro. Non so perché, ma è così; e questo racconto, che è divertentissimo, per me è stato quasi più toccante che spassoso.
The Lady’s Guide to Petticoats and Piracy, di Mackenzi Lee.
Mi aspettavo grandi cose da questo libro, e devo dire che sotto molti aspetti non mi ha deluso affatto. Inizio subito dall’unico che posso definire vagamente negativo. Felicity non è Monty. Lo so che sembra stupido pensare che il libro perda qualcosa perché non è il mio personaggio preferito a fare da voce narrante, ma, nell’impostazione così simile a quella di The Gentleman’s Guide to Vice and Virtue, il punto di vista di Felicity è meno efficace di quello di Monty, e di un bel po’. Forse è perché Felicity è un personaggio meno complesso, da un certo punto di vista, ma molto probabilmente perché la sua ironia è meno efficace e brillante di quella di Monty, e non fa altrettanto da contrappunto alle vicende come nel libro precedente. Detto questo, questo giudizio non è assolutamente negativo, anzi: mi è piaciuto molto il personaggio di Felicity, sia per come l’ho ritrovato rispetto al libro precedente, sia per la crescita personale che fa all’interno della storia. Mi sono piaciuti gli altri personaggi, i diversi tipi di donne che rappresentano, e mi piace la visione del femminismo che questo libro propone, perché ha tante forme e sfumature, e non cerca di impormi una versione della donna come l’unica possibile. L’avventura in sé mi ha tenuto col fiato sospeso, soprattutto nella seconda parte del libro, ed ho apprezzato molto, in particolare, sia il ritorno delle interazioni tra Felicity e Monty (li adoro quando bisticciano), sia, in un contesto completamente diverso, gli elementi fantasy della trama, che sinceramente mi sono piaciuti più che nel primo libro. Diciamo che se l’autrice decidesse di scrivere altro con questi personaggi, probabilmente non aspetterei così tanto per leggerlo!
Reading Challenge: Un libro con una mappa
Carnivalesque, di Neil Jordan.
Questo libro mi è piaciuto. Non è facile dire esattamente come o perché; in effetti, è un libro straordinariamente difficile da descrivere. A partire dal genere: realismo magico? Mmm… forse più fantasy o urban fantasy, ma non rientra nel canone di nessuno dei due generi. Per non parlare di alcuni punti in cui è veramente più in linea con l’horror che con altro. Anche la fascia di età è difficile da attribuire: il protagonista adolescente farebbe pensare ad un Young Adult, ma la trama è più adatta ad un Middle Grade, e ci sono tematiche che decisamente non sono adatte a lettori giovani. Insomma, è un libro difficile da definire, non sempre gradevole da leggere, a tratti disturbante; però allo stesso tempo ha uno stile affascinante, è incredibilmente ricco di atmosfere evocative e nessun personaggio mi ha lasciata indifferente, per quanto breve e vago fosse l’accenno alla sua storia. Ho valutato questo libro puramente a pelle, come qualcosa che mi è piaciuto, a tratti molto, ma che non mi ha fatto innamorare abbastanza da non notarne le pecche.
Reading Challenge: Un libro con i colori della tua casa di Hogwarts
A Jigsaw of Fire and Stars, di Yaba Badoe.
Avevo proposto questo libro per il Club di Lettura, ma i miei colleghi librovori non si sono dimostrati entusiasti, e quindi ho deciso di leggerlo per conto mio. E’ una storia molto carina, un po’ forse semplice e a tratti un po’ affrettata, ma comunque una lettura valida. Dietro una patina di fantasy/realismo magico (direi che è un po’ a cavallo tra i generi) ci sono temi attualissimi e difficili da affrontare, anche se la struttura è quasi quella di una favola e la rilevanza culturale passa in certi momenti in secondo piano. Sono decisamente contenta della mia lettura.
Reading Challenge: Un libro con il fuoco nel titolo o sulla copertina
Every Heart a Doorway, di Seanan McGuire.
Leggendo Carnivalesque mi è tornata in mente questa serie, Wayward Children, che ho letto ormai più di un anno fa, e di cui è uscito all’inizio del mese il quarto libro. Ho deciso quindi di rileggerla in preparazione per l’arrivo di un nuovo capitolo. Come nel libro che mi ha dato l’ispirazione, rileggendo questi ho ritrovato la grande qualità che ricordavo: quella che l’autrice ha di raccontare intere vite di personaggi, e di renderle affascinanti per il lettore, in poche parole. Mi ero innamorata di questo primo libro ed ho ritrovato tutto quello che mi era piaciuto in questa seconda lettura, quindi non posso che confermare la valutazione che avevo dato in precedenza.
Down Among the Sticks and Bones, di Seanan McGuire.
Questo secondo libro della serie probabilmente è quello che mi ha fatto innamorare della serie stessa. La cosa che mi è sempre piaciuta, e che di nuovo mi ha colpito, è come l’atmosfera della storia sia così diversa tra i primi due libri, eppure allo stesso tempo sia innegabile il modo in cui appartengono allo stesso universo. Se Every Heart a Doorway, al di là dell’ambientazione, è un giallo a tutti gli effetti, Down Among the Sticks and Bones appartiene al classico genere horror, e sfrutta tutte le potenzialità di quel genere. Questo libro mi è piaciuto di più in questa seconda lettura rispetto alla prima volta che l’ho letto; conoscendo la trama, ho apprezzato soprattutto l’atmosfera agghiacciante, quasi più nella prima parte della storia che nella seconda.
Beneath the Sugar Sky, di Seanan McGuire.
Se Down Among the Sticks and Bones mi ha sorpreso positivamente, rileggendolo, in qualche modo Beneath the Sugar Sky mi ha deluso un pochino. E’ una cosa leggera, ma probabilmente quando l’ho letto ero così contenta di ritrovare i personaggi che adoravo, da passare sopra a qualche dettaglio che questa volta mi ha entusiasmato meno. O forse in questo momento l’atmosfera particolare di questo libro mi ha coinvolto di meno rispetto ai suoi fratelli. Una curiosità: quando ho letto per la prima volta questo libro, aspettandomi che avesse a che fare con un genere diverso rispetto ai primi due, avevo pensato che il suo genere fosse il fantasy, ma alla seconda lettura non ne sono così convinta; non so come ho fatto a non accorgermene prima, ma questo libro ha tutte le caratteristiche di un poema epico a tutti gli effetti, anche se concentrate in un’avventura di poco più di 150 pagine.
In an Absent Dream, di Seanan McGuire.
E finalmente, dopo questo viaggio nei ricordi di libri che mi erano già familiari, sono arrivata alla new entry di questa serie, che prontamente si è rivelata essere il mio libro preferito tra i quattro. Probabilmente è a causa del mondo: di tutti quelli che abbiamo visto e intravisto nel corso della serie, The Goblin Market è il primo in cui penso potrei trovarmi a mio agio. Mi ha affascinato fin dal primo momento, e penso che non sarei fuggita a gambe levate dopo dieci minuti da un universo del genere. Ironicamente, la storia coinvolgeva il personaggio che mi interessava di meno tra quelli di cui Seanan McGuire poteva scrivere, ma alla fin fine ha contato poco: me ne sono innamorata totalmente.
Reading Challenge: Un libro con meno di 200 pagine.
Sharp Objects, di Gillian Flynn.
Sapete quando non si può dire che un libro sia un brutto libro, ma alla fine della lettura si prova la sensazione di non avere letto niente? Ecco, è l’effetto che mi ha fatto questo libro. Non saprei dire se c’è qualcosa che davvero non mi è piaciuto, ma l’indifferenza per tutto quello che succedeva non mi ha certo entusiasmato. Probabilmente non ero io la lettrice ideale di questo libro: ho visto entrambi i colpi di scena che sarebbero arrivati molto, molto presto (tipo al secondo o terzo capitolo), e ho passato tutto il libro a cercare di capire cosa altro potesse essere successo, perché non poteva essere così semplice; non ho empatizzato con la protagonista nemmeno per un momento; non mi ha neanche sconvolta particolarmente la crudezza esasperata di tante situazioni che sospetto volessero farmi inorridire. Insomma, posso accusare il libro di non essere un granché o farmi qualche domanda sul mio abuso di serie tv come Criminal Minds e Law and Order. Posso fare entrambe le cose, ma comunque il risultato è che non sono rimasta affatto impressionata da questo libro.
Reading Challenge: Un libro con la copertina solo in bianco e nero.
Bellezza Selvaggia, di Anna-Marie McLemore.
Difficile valutare questo libro. Per tanti versi mi è piaciuto tantissimo: la trama e l’ambientazione mi hanno affascinato fin da subito, lo stile dell’autrice è veramente bello, e le storie dei personaggi sono forse la cosa che mi ha colpito di più. Ho avuto due problemi, però. In primis, è veramente un libro troppo femminile e romantico, per essere del tutto nelle mie corde. L’altro problema è stata la traduzione, che appiattisce molto la bellezza del linguaggio originale. In più di un punto una frase mi suonava bruttina, e andando a leggerla in lingua originale invece era bellissima. Comunque un libro che mi è piaciuto molto, e sono sicura entusiasmerà lettori un po’ meno allergici al romanticismo di quanto lo sia io.
Reading Challenge: Un libro con dei fiori sulla copertina
The Binding, di Bridget Collins.
Ci sono dei libri da cui non ti aspetti niente di particolare, e poi BAM. Oppure ci sono dei libri che dalla prima riga, non sai neanche tu esattamente come, toccano tutte le corde giuste, esattamente una dopo l’altra, tutti quei piccoli dettagli che ti restano dentro e ti fanno annuire come una scema da sola mentre leggi. Ci sono dei libri con cui, è inutile negarlo, è amore a prima vista, un colpo di fulmine a base di Times New Roman 12pt e frasi perfettamente incastrate le une con le altre. Ci sono dei libri che finisci di leggere e vorresti aver scritto tu, e potresti aver scritto tu, tanto ti ci senti perfettamente in sintonia. Tutti quei libri per me sono The Binding. Giuro che scriverò una recensione più coerente su questo mio nuovo preferito, ma per quanto riguarda il wrap up fatto a caldo appena finita la lettura, quello che volevo dire è solo che questo libro è stato perfetto per me.
Passaporto Nuove Scoperte: Gennaio
Saga, Vol VII, di Brian K. Vaughan.
Dopo essermi follemente innamorata di un libro ho deciso di spezzare un po’ il ritmo tornando a questa graphic novel che adoro. Be’, se volevo una lettura che mi strappasse il cuore e lo facesse a piccoli pezzi, ho fatto la scelta giusta. Per la prima volta forse ho sentito che questo volume è davvero un po’ troppo pesante e crudele; forse per questo, per quanto mi sia piaciuto, non lo ho amato come tutti gli altri.
The Golden Mean, di Annabel Lyon.
Un libro difficile da valutare… ci sono cose che mi sono piaciute molto e cose che mi sono piaciute poco. Prima di parlare di questo libro, devo assolutamente premettere che ho avuto una fase in cui leggevo qualsiasi cosa fosse mai stata scritta su Alessandro Il Grande, quindi poco di quello che ho letto in questo libro poteva stupirmi o giungermi nuovo. La storia è molto bella; ma la storia è Storia, perché si tratta di eventi per la maggior parte realmente accaduti, e quindi non è proprio un parametro con cui valutare questo libro. Mi è piaciuta l’interpretazione dell’autrice di molti personaggi, ma non quella di Alessandro, che è una pecca che ho sentito molto. Lo stile mi ha lasciato piuttosto indifferente, con parti dove un linguaggio poetico valorizzava la trama, e parti in cui lo stesso stile non favoriva affatto la comprensione della storia. I passaggi più filosofici non mi hanno particolarmente annoiato (il che era un rischio); quello che era di troppo spesso era l’accento posto sul sesso e la crudezza di certe immagini di malattia. Per la maggior parte del libro avevo voglia di chiuderlo e di rileggermi, al suo posto, Fire From Heaven, di Mary Renault, di cui ho sentito molto l’influenza, senza che questo fosse particolarmente all’altezza. Nonostante i vari difetti, però, mi è piaciuto leggere questo libro, il che mi porta a darne una valutazione media.
Reading challenge: Un libro con una faccia sulla copertina
Reading challenge: Un libro con una faccia sulla copertina
Dusk or Dark or Dawn or Day, di Seanan McGuire.
Mi è piaciuta questa storia. A parte il fatto, ormai assodato, che mi piace questa autrice e soprattutto mi piace come riesce a raccontare un universo in poche pagine, questo libro mi ha preso subito e trasportato nella storia. L’ambientazione è la sua forza; i personaggi forse sono meno entusiasmanti, soprattutto rispetto alla serie Wayward Children, a cui sono abituata. Mi è piaciuto anche il fatto che questa storia, nonostante sia un po’ macabra e un po’ creepy, sia allo stesso tempo tenera e leggera e piena di speranza.
Fire from Heaven, di Mary Renault.
L’avevo detto nel commento di The Golden Mean, qualche giorno fa, che mi era venuta voglia di rileggere questo libro. E quest’anno ho deciso fin dall’inizio che voglio tornare alla mia vecchia abitudine di rileggere i libri, se ne ho voglia. Non c’è niente di male ed è una cosa che amo fare. Erano anni che non leggevo questo, e mi era veramente mancato; soprattutto i personaggi, che sono bellissimi in questa versione della storia, ancor più di come li ricordavo. La tentazione di proseguire con la serie è sempre grande, ma fa a pugni come mio solito con la poca voglia di immergermi nella tragedia (i libri raccontano la storia di Alessandro il Grande: questo parla della sua infanzia fino alla sua ascesa al trono; il secondo della serie arriva fino alla sua morte e il terzo racconta cosa è successo dopo). Mi concederò per una volta di fermarmi a questo punto, e tornerò ad esplorare nuove letture con la bocca dolce che mi lascia sempre questo libro.
The Gilded Wolves, di Roshani Chokshi.
Questo libro ha due grossi difetti. Non mi ha fatto impazzire la trama, che è piuttosto lineare e un po’ scontata, ravvivata da qualche enigma (diversi dei quali piuttosto famosi). La maggior parte delle scoperte che mandano avanti la storia seguono uno schema molto semplice (indizio scoperto, personaggio che si concentra sulle sue conoscenze o capacità, personaggio che risolve il significato dell’indizio, pianificazione e azione). Non una trama esaltante, insomma. L’ambientazione mi è piaciuta di più, ma rimane un po’ vaga, a questo punto della storia; c’è da dire che è il primo libro di una trilogia, quindi probabilmente è previsto che si scopra di più nei prossimi. Lo stile non è certo il mio preferito, ma mi ci sono abituata. Quello che però mi fa dire, alla fine di questa lunga premessa, che questo libro mi è piaciuto, sono i personaggi: quelli mi sono piaciuti tantissimo. Mi è piaciuto come ciascuno abbia la sua personalità e anche una sua voce, e mi sono piaciute particolarmente le interazioni tra loro, il rapporto che hanno e che si sviluppa mano a mano. Alcune conversazioni mi hanno fatto sbellicare dalle risate, e alcune cose che sono successe mi hanno resa molto triste. In un libro che non è di per sé geniale, questi personaggi sono una favola, e mi fanno dire di ritenermi soddisfatta della mia lettura. Aspetto di ritrovarli nel secondo della serie!
Messaggio dall’Impossibile, di Tommaso Percivale.
Mi è piaciuto questo libro. La storia è molto interessante, soprattutto, inclusi i riferimenti ad avvenimenti realmente accaduti, di cui non sapevo niente. Il libro è un po’ corto per quello che voleva raccontare, e forse avrei preferito si soffermasse un po’ di più sui personaggi prima di buttarci a capofitto nell’azione… Il colpo di scena finale era qualcosa che non mi aspettavo assolutamente, il che è sempre interessante; però non mi è piaciuto più di tanto, forse proprio perché non ho avuto tempo di abituarmi bene ai personaggi prima che venissero cambiate le carte in tavola.
The Kite Maker, di Brenda Peynado.
Questo breve racconto riesce ad essere allo stesso tempo molto toccante e molto inquietante. Probabilmente è troppo corto per coinvolgere davvero, ma allo stesso tempo non può non far riflettere su temi terribilmente attuali. Per quando non sia abbastanza consistente da essere una storia appassionante, mi porta a dire che intendo tenere d’occhio l’autrice, perché mi interesserebbe leggere altro scritto da lei.
Undying, di Amie Kaufman e Meagan Spooner.
Tutto l’amore del mondo per l’idea assolutamente brillante che hanno avuto le autrici di includere all’inizio del secondo libro di questa duologia un riassunto del primo. Dovrebbero farlo tutti, è assolutamente utilissimo! Al di là di questa cosa che, veramente, è geniale, il libro è molto divertente. Non c’è moltissima sostanza e la trama è piuttosto lineare, con colpi di scena prevedibili, ma accidenti, tiene incollati alla pagina e non c’è un momento noioso… se si esclude la parte romantica, ovviamente, ma quella sono abituata a sopportarla. Una buona lettura.
The Terracotta Bride, di Zen Cho.
Un racconto senza dubbio affascinante, più per l’ambientazione (un inferno ispirato alla mitologia cinese) che per la trama che, in una storia così corta, non è particolarmente complessa. Sarebbe stato meglio come una storia di più ampio respiro, ma me lo sono comunque goduta per l’atmosfera. Darò volentieri un’occhiata ad altro scritto da questa autrice.
The Fall of Troy, di Peter Ackroyd.
Sono di un umore un po’ strano in questi giorni, e ho voglia di leggere cose che abbiano a che fare con la mitologia classica. Inoltre devo liberare un po’ lo scaffale della TBR, se voglio avere la speranza di poter comprare prima o poi qualche nuovo libro. Quindi, quando ho scovato questo libro, che avevo comprato qualche anno fa usato e mai letto, ho pensato che fosse l’ideale. Diciamo che non è stato una lettura sgradevole, ma non mi ha neanche preso più di tanto. La storia è interessante, ma i personaggi sono un po’ piatti e caricaturali, e la maggior parte degli spunti che avrebbero potuto rendere questo libro affascinante non sono sviluppati. Una lettura un po’ insipida.
Il Tatuatore, di Alison Belsham.
Avevo voglia di un bel thriller, e questo mi ispirava da un po’, visto che adoro i tatuaggi. Questo mese non penso di essere al massimo della fortuna, almeno con questo genere: non mi ha soddisfatto molto. Punteggio pieno su ritmo e intrattenimento, ma allo stesso tempo nessun colpo di scena è arrivato completamente inaspettato né è stato particolarmente significativo. I personaggi sono simpatici, ma un po’ piatti. Non mi è dispiaciuto, ma non mi ha neanche entusiasmato.
Firestarter, di Tara Sim.
Qualche mese fa, controllando la situazione delle serie che ho in corso di lettura, ho valutato di interrompere questa, Timekeeper, perché il secondo libro della serie non mi era particolarmente piaciuto e, soprattutto, l’avevo trovato piuttosto pesante da leggere. Alla fine ho deciso di provare a leggere questo libro, ma partendo con la consapevolezza che avrei interrotto la lettura se mi fossi stancata di questa storia. Invece sono contenta di averlo letto: è di gran lunga il libro che mi è piaciuto di più in tutta la serie. I personaggi, che non mi avevano mai coinvolto particolarmente, in questo libro mi hanno preso di più, e l’azione è praticamente continua, quindi si legge molto meglio degli altri due. Sono contenta di aver finito questa serie invece che abbandonarla.
Reading Challenge: Un libro steampunk
The Julian Chapter, di R.J. Palacio.
Era un pezzo che volevo leggere le storie parallele del libro Wonder, che è stata una delle letture migliori dell’anno scorso. Questa mi è piaciuta, anche se non è incisiva come il libro originale. Comunque penso che sia una storia molto intelligente: mi ha colpito soprattutto la posizione dei genitori di Julian e il modo in cui in questo libro gli adulti reagiscono diversamente gli uni dagli altri alla situazione che si trovano ad affrontare, provocando di conseguenza diverse reazioni nei ragazzi che è loro compito educare.
Pluto, di R.J. Palacio.
Confermo con questa seconda storia quello che ho detto della prima: meno incisiva, ma comunque molto bella. Questa in particolare affronta uno degli aspetti per me più interessanti di Wonder, e meno scontati: quanto sia difficile, per quanto ben intenzionati, stare vicino ad una persona che affronta delle difficoltà inusuali. Un bel punto di vista sulla questione.
Wrap up della librovora Marty
Book Count: 2
Libri letti:
Sharp Objects, di Gillian Flynn.
Normalmente mi piacciono i thriller, ma dopo aver letto questo posso affermare che i thriller psicologici proprio non sono per me. Mi ha colpito, forse troppo, lo stile molto crudo dell’autrice, che non ci risparmia dettagli troppo macabri che personalmente mi hanno fatto fermare la lettura e prendere qualche respiro di conforto parecchie volte.
Reading Challenge: Un libro con la copertina solo in bianco e nero.
Passaporto Nuove Scoperte: Gennaio
In an Absent Dream, di Seanan McGuire.
Questo è uno dei libri che più aspettavo quest’anno e non ha deluso le mie aspettative, così come tutti i libri di questa serie, d’altronde. Tra tutti i mondi che abbiamo incontrato fino ad ora questo è forse quello che mi è piaciuto di più e in quale mi sarebbe piaciuto andare. Ho trovato molto carino il modo in cui i debiti degli abitanti del mondo in cui ci troviamo si mostrano sulla pelle delle persone. Nota amara è stata il finale che, anche se sapevo cosa sarebbe successo, mi ha fatto versare qualche lacrimuccia.
Reading Challenge: Un libro con meno di 200 pagine
Wrap up della librovora Gioneb
Book Count: 8
Libri letti:
One of Our Thursday is Missing, di Jasper Fforde.
Sono molto indecisa sul voto da dare a questo libro perché è molto difficile, per me, non dare il massimo dei voti e il bollino a un libro della serie Thursday Next. Questo sesto capitolo della serie è un po’ diverso dagli altri perché la protagonista non è Thursday Next… ok, in realtà è Thursday Next, non quella che ho amato dal primo libro, ma la sua versione scritta (solo scrivendo questo testo mi sono resa conto che dal mio punto di vista, è la versione scritta di un personaggio che è scritto già di suo… non avete capito cosa intendo? L’unico modo per capire è leggere i libri). Ad un certo punto ho iniziato ad apprezzare la protagonista, quando ho pensato: “e se fosse la vera Thursday Next che crede di essere la sua versione scritta?”. Ad un certo punto inizia a chiederselo lei stessa, assieme a tutti i personaggi che incontra. No, non vi dico qual è la risposta.
In questo romanzo vediamo un nuovo “book world”, perché l’hanno riorganizzato, e tutta la prima parte del libro è incentrata sulla descrizione della nuova organizzazione; è stato un po’ troppo complicato da capire, al punto che ho finito il libro senza aver veramente capito molto cose.
L’allieva, di Alessia Gazzola.
Già dalle prime pagine del libro ho capito il perché di tutte quelle recensioni negative che ho letto: la protagonista è così sbadata, viziata e incurante del suo lavoro (medico legale tirocinante) che mi chiedo come mai la tengono lì… Infatti ad un certo punto glielo dicono chiaro e tondo: o migliori o vieni bocciata. Lei cosa fa? Niente o peggio, inizia a mettere i piedi in testa e rispondere male a l’unico che le dava un po’ di aiuto.
Durante la lettura mi sono spesso chiesta perché mi ostinavo a voler continuare a leggere e qualche risposta me la sono data: prima di tutto mi sono resa conto che è un libro scritto bene, quindi si riesce a leggere nonostante la protagonista. A proposito di Alice ho realizzato che tutti gli altri personaggi non sono affatto male; tutti tranne Yukino, la quale è assolutamente piatta e la cui unica caratteristica è quella di essere giapponese; e dire che la coinquilina giapponese era uno dei motivi che mi avevano spinto a leggere il libro.
Reading Challenge: Libro di un autore debuttante
Sharp Objects, di Gillian Flynn.
La cosa che mi è rimasta di più di questo libro, e il motivo principale per cui non mi è piaciuto, è che è decisamente troppo crudo. Anche i personaggi non mi hanno entusiasmato: sono un po’ piatti e stereotipati, come lo è anche il cliché della classica cittadina in cui tutti hanno un segreto. Nonostante questo, ero incuriosita ed attratta dalla storia, e l’ho letto molto più velocemente di quanto pensavo; o forse quello che davvero mi ha tenuta incollata al libro era quella curiosità un po’ morbosa che viene sempre fuori davanti a storie del genere.
Reading Challenge: Un libro con un omicidio
How the Marquis Got His Coat Back, di Neil Gaiman.
Non ho molto da dire oltre a “bellissimo!” e “adoro il Marchese… anche senza il suo cappotto”. Questo racconto è tratto dal libro Nessun Dove e il protagonista è il Marchese di Carabas; viene raccontata la sua storia dopo un importante avvenimento, ma non dico quale perché è spoiler per il libro principale. Anche se sono solo 64 pagine, sono bastate per immergermi e apprezzare la Londra Below e per conoscere nuovi personaggi, come gli uomini fungo.
In an Absent Dream, di Seanan McGuire.
Sono d’accordo con le mie colleghe: quello che mi è piaciuto di più di questo libro è il mondo. Il modo in cui questo universo si impegna a mantenere il Giusto Valore in tutte le interazioni, ma anche il modo in cui “perdona” chi commette degli errori o non riesce a mantenere i suoi impegni, permettendo di tornare indietro e rimediare. Anche il fatto che questo mondo sia, di fondo, un’entità senziente mi è piaciuto molto.
Reading Challenge: Un libro con meno di 200 pagine.
Ancora io, di Lisa Genova.
Ho letto questo libro perché parla di negligenza spaziale unilaterale: la protagonista non avverte nulla che si trovi sul lato sinistro del proprio corpo. Quando ho letto per la prima volta di questa condizione mi ha sorpreso molto ed ero curiosa di vedere come si vive la vita di tutti i giorni senza il lato sinistro del mondo. Questo è l’elemento che più ho apprezzato del libro: esso è un romanzo, quindi una storia inventata, ma sembra un’autobiografia per quanto è realistico. Non ho alcun modo per giudicare oggettivamente tutta la parte medica della malattia, ma mi è sembrata molto ben documentata, ed effettivamente alla fine sono elencate tutte le fonti che l’autrice ha usato, e sono davvero tante. Detto questo, la parte che ha tolto voti al romanzo è quella iniziale, quella prima dell’incidente, perché è abbastanza noiosa e anche inutile: il libro passa pagine e pagine a ribadire che la protagonista è una di quelle donne che fanni milioni di cose al giorno e le fanno bene; peccato che il concetto fosse chiaro fin dal primo capitolo.
Reading Challenge: Un libro il cui titolo non contenga la lettera "E"
Geekerella, di Ashley Poston.
Questo è un romanzo davvero carino; ho adorato trovare e capire tutti i riferimenti a serie tv e attori che adoro (ho sorriso tantissimo quando una persona è stata definita un Dalek per quanto è cattiva), ma tutta la storia d’amore non mi ha entusiasmato. Gli elementi della storia di Cenerentola sono stati gestiti molto bene, soprattutto mi è piaciuta tantissimo la fata madrina con la sua zucca! Potrei dire questo: ho adorato la parte “Geek” di questo libro, ma non quella “Ella”.
Passaporto Nuove Scoperte: Gennaio
Iro iro, il Giappone tra il pop e il sublime, di Giorgio Amitrano.
Ho letto il libro in due momenti separati: mi ricordo ancora che ho letto l’introduzione sul treno in uno dei viaggi di ritorno dal Lucca Comics verso Pisa, a Novembre. Gli ultimi capitoli li ho letti invece a metà di questo mese.
Consiglio la lettura a chiunque pensa di fare un viaggio in Giappone, perché l’autore ci racconta il paese sia tramite citazioni (cinematografiche e letterarie), sia tramite la sua esperienza personale; sono quindi inseriti nel racconto aneddoti di vita vissuta e considerazioni personali.
Leggendo il libro mi sono resa conto di sapere abbastanza della cultura giapponese, ma pochissimo della sua letteratura.
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