25 ottobre 2021

Top ten dei libri da sei librovori

 

Top ten dei libri da sei librovori,

a cura della librovora miki_tr.


Qualche giorno fa, mentre preparavo il nostro post in cui esaminiamo libri letti negli anni passati per valutare se è il caso di cambiare il voto assegnato a caldo, mi è venuto spontaneo alzare uno dei voti da cinque a sei librovori. So che non è consentito, e che cinque è la valutazione massima che diamo ad un libro, ma allo stesso tempo ho lasciato la nota così come mi era venuta d’istinto, perché a volte un libro prende giustamente il massimo dei voti; ma a volte, solo raramente, supera anche quel tetto. Alza l’asticella, forse, oppure semplicemente incide al di là di quello che può fare un altro libro perfetto. Tocca delle corde più profonde. Insomma, diventa uno di quei libri speciali che restano intoccabili nell’Olimpo, per sempre. 

Da quella decisione impulsiva, e dal ragionamento che ne è seguito, mi è venuta l’idea di questa Top Ten, che è molto adatta anche al momento che sto vivendo: dopo uno stop necessario di lettura totale (dovuto proprio al fatto che il giorno ha un numero limitato di ore, e per circa un mese non mi bastavano quelle che c’erano per lavorare e dormire), adesso che le cose stanno tornando alla normalità, non ho voglia di leggere. O meglio, non ho voglia di leggere un libro che so già che non rientrerà in questa categoria di quelli che sfondano il tetto dei voti. Mi devo però ricordare che tanti di questi libri li ho trovati per caso, quando pensavo di avere in mano una storia che speravo mi piacesse, e nulla di più. Sperando che mi torni la voglia di cercarne ancora.


2017

Il 2017 è l’anno di nascita di questo blog, ma anche l’anno in cui ho iniziato a tracciare quello che leggo su Goodreads, e proprio per questo è l’anno da cui inizia questo viaggio. Venivo da un blocco di lettura di anni, interrotto solo da qualche rilettura di vecchi amori, un periodo in cui riuscivo a malapena a ricordare cosa fosse leggere un libro per la prima volta. Ho ricominciato a leggere proprio nella primavera del 2017, trovando anche libri carini, ma con un entusiasmo relativo. Poi, dietro consiglio credo della Librovora Marty, ho preso in mano per la prima volta The Song of Achilles, di Madeline Miller. Il libro perfetto. Il libro che mi ha ritrasformato in una Librovora dopo anni di stop. The Song of Achilles è il libro che mi ha dato l’ispirazione per cercare altre letture che mi colpissero così al cuore. 

Invece, un po’ a sorpresa, l’altra grandissima lettura del 2017 è stata di tutt’altro tenore: The Gentleman’s Guide to Vice and Virtue, di Mackenzi Lee, che è il libro che mi ha fatto tornare a divertirmi, e tanto, con una storia e soprattutto con i suoi personaggi. Non penso di aver mai trovato in tanti anni un personaggio che mi abbia coinvolto immediatamente come Monty. E la cosa strana è che mi ha preso al punto che, sebbene il libro mi diverta, principalmente, Monty in alcuni punti mi commuove quasi fino alle lacrime. Deve essere amore… 


2018

Il 2018 è stato l’anno in cui ho trovato il coraggio di affrontare finalmente Il Cardellino, di Donna Tartt. Potrei rileggere, della stessa autrice, Dio di Illusioni due volte l’anno, senza annoiarmi mai. Il Cardellino non mi ha fatto lo stesso effetto, perché è un libro tanto diverso. Ma mi ha incantato come pochissimi altri libri hanno fatto, perché era impossibile, anche durante la lettura e coinvolta nella storia, non rendermi conto della perfezione qualitativa di quello che stavo leggendo. Ho amato la storia e i personaggi, sì; ma quello che mi ha fatto perdere la testa nel caso di questo libro è la scelta delle parole, delle frasi, dei momenti narrativi. La qualità della scrittura, insomma. 

Dal punto di vista emotivo, però, forse il libro che mi è rimasto impresso di più di quest’anno è stato Wonder, di R.J. Palacio. Un libro che francamente non capisco bene come non venga letto in tutte le scuole. Semplicemente una storia da leggere e portarsi dentro.


2019

Il 2019, devo dirlo, è stato un anno di grandissime scoperte e altrettanto grandi amori. E’ iniziato con The Binding, di Bridget Collins. Ultimamente sto pensando sempre più spesso che dovrei rileggere questo libro, e l’unica cosa che mi frena è che è piuttosto grosso e scomodo da portare in borsa. L’unica cosa che mi frena, intendiamoci, perché è un libro lungo e complesso, con tanta trama e tanti elementi, e l’ho letto senza riuscire a staccare gli occhi per un minuto. Il genere di libro che ti fa dimenticare di mangiare e dormire. Ogni rivolgimento della storia è stato un colpo di scena che mi faceva rimpiangere di dover, occasionalmente, chiudere il libro per occuparmi di qualcosa fuori dalle sue pagine.

Poi è arrivato The Wicker King, di K. Ancrum. Prima di incontrare questo libro rischiavo seriamente di mettere una croce sopra per sempre al genere Young Adult Contemporary; poi è arrivato lui, e da allora ogni volta che mi torna in mente l’idea di escludere a priori qualcosa, mi ricordo fermamente che me lo sarei perso. Ho detto che ho incontrato questo libro, perché tra tutti quelli che ho letto, questo è il libro che più di tutti mi sembra personale: una narrazione che è una conversazione con i personaggi e le parti più profonde del loro animo, e allo stesso tempo con l’autrice, che mette sulla carta tantissimo con pochissime parole. K. Ancrum non si è ancora eguagliata, neanche di lontano, con i suoi libri successivi; ma non credo che fallirà mai in una maniera tale da farmi dimenticare The Wicker King e smettere di sperare di trovare altrettanto nel prossimo. 

Infine, fin qui ho tralasciato uno specifico discorso, perché per una volta vorrei fare una Top Ten senza infilarci di straforo una serie per aumentare il numero dei libri. E questo è l’unico motivo per cui cito solo Sword and Pen, di Rachel Caine, e non tutta la The Great Library Series. Posso cercare da qui al 2022 qualche cosa che non mi sia piaciuto, o che mi sia piaciuto meno, in questa serie. Sarebbe un esercizio piuttosto inutile: so già benissimo che non lo troverei. Possiamo parlare di tante cose più o meno tecniche e più o meno opinionistiche, ma il succo di quello che devo raccontare per giustificare la presenza di questa serie in questa Top Ten è: questa è la mia serie. E la amo.


2020

Il 2020 è iniziato talmente malino che una delle mie prime top ten di quell’anno era incentrata sulle delusioni. Poi, alla fine, non è mai uscita dai miei appunti per finire su questo blog, perché la negatività era un po’ troppa anche per me. L’anno è iniziato a secco di capolavori dal precedente Settembre, e fino ad Agosto non ho mai superato il livello del libro davvero bello per addentrarmi di nuovo nel territorio del “non mi bastano i librovori”.

Sapete dove voglio arrivare, vero? The House in the Cerulean Sea, di T.J. Klune. Quando è arrivato lui, il mondo è tornato improvvisamente un posto bellissimo, pieno di libri colorati dentro e fuori, bambini di carta che spezzano il cuore tra le risate e storie che ti regalano tutti i sentimenti possibili nello spazio di poche pagine. Non c’è un altro libro come questo. Non credo sia mai stato scritto un libro come questo. A pensarci, mette quasi paura: troverò mai più qualcosa che mi incanti allo stesso modo? 

Forse non nello stesso modo (ma nello scrivere questa top ten ho realizzato bene che nessuno di questi libri mi ha segnato nello stesso modo di un altro), ma fortunatamente per me, sono passati solo pochi giorni per innamorarmi di nuovo. Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey, di Mary Ann Shaffer e Annie Barrows, mi ha toccato in sordina, dolcemente, lasciandomi addosso un senso di serenità che mi ha subito fatto pensare che rileggerò questo libro così leggero e profondo, e lo farò quando ne avrò bisogno. 

Al 2020 mancava a questo punto solo il colpo al cuore: era un bel po’ che non arrivava la sofferenza vera. Si era tenuta tutta da parte per The Pull of the Stars, di Emma Donoghue. In effetti, probabilmente era l’accumulo di anni. Di solito non sono una che ama i libri strappalacrime, in cui succedono cose sempre più terribili; ma questo non lo è, in effetti. Lo definirei più agghiacciante, soprattutto per la sensazione di realismo estremo che non lascia mai il lettore, dalla prima all’ultima riga. Suona fin troppo vero per essere un romanzo. Ma suona perfetto, terrificante, orribile e straziante sempre e comunque nella dose giusta, con quella parola e quella frase che non può fare altro che lasciare tremanti e incapaci di metterlo giù allo stesso tempo. Il 2020 si è chiuso con uno stile incredibile; io da questa esperienza non mi sono più ripresa.


2021

Sarebbe bello concludere con i libri fuori misura di quest’anno. E’ triste pensare che al momento non ce ne siano stati (ho qualche speranza all’orizzonte, ma cerco di non illudermi), ma allo stesso tempo forse getta luce sulle mie scarse letture negli ultimi mesi. Se avessi trovato un paio di libri da aggiungere a questa top ten, forse non mi sarebbe sembrato proibitivo rinunciare a qualche ora di sonno persa nelle pagine e nelle avventure di un nuovo potenziale capolavoro… 


2022

Ed è questo che mi auguro per il 2022, adesso che quest’anno ormai si avvia al tramonto: perdere di nuovo la testa e impazzire per qualcosa. Perché, alla fine, questo è il gusto di essere una Librovora.

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