6 luglio 2019

Wrap Up: Giugno 2019

Wrap Up: Giugno 2019

-Gioneb, come è andato il tuo mese di giugno?
-Ehm… mi sono più o meno dimenticata del tema. O meglio, ho letto quello che mi ispirava in un momento in cui avevo poca voglia di leggere. Però ho chiuso il mese in tema!
-E a te, Marty, come è andata?
-Bene! Mi sono piaciuti molto i libri che ho letto, quindi un buon mese per me! Niente roba brutta… 
-E tu, Miki?
-Ehm… scusate… ^^’
-?
-Capirete perché tra un paio d’ore, quando avrete finito di leggere.


Wrap up della librovora miki_tr

Book Count: 21
Libri letti:

Black Wings Beating, di Alex London.
Vorrei solo far notare che ho iniziato un’altra serie, e che il secondo libro di questa esce casualmente il 3 settembre… insieme, credo, ad altri sedici come lui. Perché non mi piace incasinarmi la vita. A prescindere dalla mia idiozia, sono super contenta di aver letto questo libro. Anzi, più che letto, l’ho divorato. L’inizio è tosto: in primis perché penso che Alex London abbia cercato di battere un qualche tipo di record del mondo, e sospetto che ce la farà nel secondo libro, se aggiunge un altro paio di nomi di personaggi che contengono una lettera Y, rendendo ancora più difficile capire di chi sta parlando; secondariamente, questo libro ha un’ambientazione politicamente, geograficamente e culturalmente super complessa, e nei primi capitoli è difficile raccapezzarcisi. Però una volta che la storia prende il via, non lascia tempo di prendere fiato, e dopo un po’ neanche si notano più i nomi francamente assurdi dei personaggi, perché si vede solo quanto sono belli e complessi. Un gran bel libro e un altro seguito da aspettare con ansia, insomma.
 

Saga Vol 8, di Brian K. Vaughan e Fiona Staple.
Ogni tanto mi ci vuole un volume di Saga, e oggi era proprio il giorno giusto per tirarne fuori uno. L’ultimo paio che avevo letto non mi aveva fatto impazzire come al solito, ma questo… fantastico. Un po’ povero di azione rispetto alla media, ma al contempo uno dei più toccanti. Adesso avrei voglia di leggere il prossimo, ma è l’ultimo disponibile, e cercherò di resistere.

The Disasters, di M.K. England.
Libro divertentissimo con qualche pecca significativa, ma comunque una gran bella lettura. La trama vera e propria di questa storia non è particolarmente interessante: un susseguirsi di scene di azione e pochi intervalli per tirare il fiato. E’ un libro che avrebbe avuto sicuramente bisogno di un po’ più di tempo: tempo per assimilare quello che stava succedendo, tempo di riposo per spezzare il ritmo e conoscere più a fondo i personaggi, tempo anche per rendere la storia più verosimile, perché alla fine si svolge tutto in quattro giorni e non era necessario correre così tanto con la trama. Però il libro è pieno di azione, i personaggi sono molto gradevoli, anche se non super approfonditi, e la voce narrante è spassosa; quindi è una lettura assolutamente divertente, al cento per cento.

Tell the Wolves I’m Home, di Carol Rifka Brunt.
Di regola non amo leggere libri che parlano di malattie gravi, quel genere di storia che muove le emozioni incentrandosi su persone che stanno morendo. Sono però stata attratta dal periodo in cui è ambientato questo libro (fine degli anni ottanta) e dalla malattia in questione, l’AIDS. Sono cresciuta negli anni ottanta e, anche se ero una bambina nel periodo in cui questa malattia è tristemente salita alla ribalta, è un tema che è stato ricorrente per tutta la mia infanzia ed adolescenza. Forse per questo ancora oggi mi attira sentirne parlare, e mi colpisce quando qualcosa mi riporta indietro alla concezione che si aveva allora di questa malattia e di chi ne soffriva. Non so se sia per questo che questo libro mi ha toccato profondamente, ma lo ha fatto. E’ una storia con tante cose scomode dentro, tanti momenti in cui non ci si sente a proprio agio con quello che si sta leggendo, ma forse è proprio per questo che tocca le corde giuste. Almeno per me.
 
Swimming in the Monsoon Sea, di Shyam Selvadurai.
L’anno scorso, se non sbaglio sempre in giugno, avevo letto un altro libro dello stesso autore, Funny Boy, che mi aveva fatto perdutamente innamorare dello Sri Lanka, il paese che viene raccontato in entrambi questi libri. L’ambientazione è la cosa che mi è piaciuta di più anche in questo libro, anche se devo dire che qui la storia è meno entusiasmante. Mettere a confronto questi due libri porta alla luce un dettaglio: se Funny Boy, nonostante racconti la storia di un ragazzino, è rivolto ad un pubblico adulto, Swimming in the Monsoon Sea è un young adult, e questo ha portato l’autore quasi a semplificare la storia, facendole perdere qualcosa. Nonostante la trama mi sia piaciuta meno, comunque sono molto contenta di questo libro, proprio per l’atmosfera che crea, e che mi ha fatto pensare più di una volta che lo Sri Lanka sarebbe un posto che vorrei davvero visitare.
 

Ghosts of the Shadow Market, di Cassandra Clare e AAVV.
Più ci penso, più non ho molto da dire su questa raccolta di racconti, né in particolare sugli ultimi due. Perché? Perché ho già letto il wrap up della Librovora Marty, qui sotto, e lei ha già detto tutto anche per me. Andate a leggere i suoi commenti!

A Sky Painted Gold, di Laura Wood.
Ho l’impressione che questo libro sia assolutamente sconosciuto ai più, e mi ci sono imbattuta per caso. Mi ha assolutamente incantato, e non solo per la copertina che, oggettivamente, è splendida. Prima di tutto per come è scritto, per come mi ha catturato fin dalle prime righe con il modo di descrivere luoghi, atmosfere e personaggi, che è perfetto per me. La trama in sè non ha nulla di originale, ma su questo libro funziona alla grande. Sono molto contenta di averlo scoperto!
Passaporto Nuove Scoperte: Giugno
 

Mi è piaciuto questo libro, ma non come avrei voluto. La storia è abbastanza interessante e i personaggi non sono male, ma ho problemi con la narrazione in generale: il libro spesso e volentieri non spiega cosa sta realmente succedendo se non in qualche modo tra le righe, come se il lettore dovesse capire le dinamiche più che complesse di questa trama senza nessun aiuto. In un altro genere di libro avrebbe probabilmente funzionato questo modo di raccontare senza raccontare, ma qui parliamo di una meccanica di chiaroveggenza che sfiora il paradosso temporale, e l’argomento è complesso. Non avevo voglia di prendere in mano il libro dopo una lunga giornata perché richiedeva troppo sforzo mentale, anche se mi piaceva mentre lo stavo leggendo. Ho scoperto che questo è il primo libro di una serie, e sono curiosa di sapere se il secondo, avendo già un’idea di come funzionano diversi aspetti della storia, mi piacerà di più.
 

Red, White and Royal Blue, di Casey McQuiston.
Un libro molto carino, anche se totalmente non il mio genere. Mi è piaciuta soprattutto la prima parte, in cui i protagonisti non si sopportavano, rispetto a quella più romantica che è seguita; sfortunatamente per me, la seconda parte è molto più lunga e ho alzato gli occhi al cielo più di una volta per la quantità di zucchero in certe conversazioni. A valorizzare questo libro è sicuramente il contesto politico in cui si svolge: mi sono divertita soprattutto con quella parte, esattamente nel mio stile.
 

Out of the Blue, di Sophie Cameron.
Nonostante mi sia piaciuto questo libro, l’ho finito avendo molto chiaro il fatto che cerca di raccontare troppe storie per la lunghezza che ha. La storia ha tutta un’ossatura di base da contemporary, con le vite dei protagonisti che si intrecciano e la tipica crescita che li porta ad accettare i loro problemi; questa parte è molto curata, ma allo stesso tempo non era quella che mi interessava di più leggere. La parte fantastica, che invece è l’elemento che mi ha affascinato e che mi ha spinto ad interessarmi a questo libro, ha uno sviluppo più altalenante e, tutto sommato, risente di una mancanza di spazio che mi è pesata. Se all’inizio la storia prometteva benissimo, soprattutto per quanto riguardava l’ambientazione distopica, andando avanti e soprattutto sul finale manca una risoluzione, una scoperta, qualcosa che renda l’elemento soprannaturale più complesso di una cosa che semplicemente succede, senza motivo o spiegazione. La parte finale del libro mi ha deluso un po’, soprattutto per non aver esplorato appieno le potenzialità di una premessa così interessante.
 

Time Was, di Ian McDonald.
Ci sono libri corti che sono della lunghezza perfetta. Purtroppo non è il caso di questo libro. Una premessa, una storia e uno stile che mi avrebbero probabilmente fatto innamorare di un romanzo più lungo e articolato, in questa storia di neanche duecento pagine danno l’impressione di leggere una bozza fin troppo descrittiva. I personaggi hanno poco spazio, sono poco definiti, parlano poco. La trama è confusa in certe parti e troppo veloce in altre, e si aspetta onestamente che il lettore sia molto pratico della storia mondiale del ‘900. Le descrizioni abbondano e, se quelle geografiche sono piacevoli, quelle che riguardano la fisica del viaggio nel tempo sono assolutamente inutili, dal momento che sono praticamente incomprensibili ai profani. Leggendo, avrei voluto meno fretta, più spazio, più storia. Quello che c’è mi è piaciuto in sé, ma non era abbastanza e soprattutto non era ben dosato.

La 19ª moglie, di David Ebershoff.
Questo è esattamente il mio genere di libro. Complesso, intricato, misterioso e allo stesso tempo assolutamente interessante, scritto con una fluidità che mi ha permesso di leggere le sue 700 e più pagine in meno di ventiquattro ore. Non riuscivo a staccare gli occhi dalla pagina. La storia ha due linee temporali distinte che si toccano appena, ma sono entrambe essenziali nel dipingere la situazione storica ed attuale presentata in questo libro. L’argomento di cui il libro parla, la poligamia come è ancora praticata da alcune sette negli USA, è qualcosa che mi ha sempre colpito e interessato ma, anche se così non fosse stato, penso che sarei rimasta comunque assolutamente incantata da tutti gli elementi di questo libro.
 

Deposing Nathan, di Zack Smedley.
Non mi aspettavo affatto che questo libro mi entusiasmasse, ma sono rimasta assolutamente sorpresa. E’ una storia costruita molto bene, ma soprattutto raccontata molto bene. I personaggi, soprattutto i protagonisti, sono molto vividi, e proprio per questo la storia coinvolge. E’ difficile non simpatizzare con loro e restare indifferenti davanti a quello che succede. E il sottofondo di un mistero da scoprire, una situazione estrema che non è finita come ci si aspettava, non guasta mai. Un gran bel libro.

Final Draft, di Riley Redgate.
E’ buffo come io abbia iniziato il commento sul libro precedente dicendo che non mi aspettavo molto, ed ero rimasta colpita in positivo, e come invece questo debba iniziare esattamente al contrario. Pensavo mi sarebbe piaciuto questo libro, invece penso sia uno dei peggiori che ho letto quest’anno. Al di là del fatto che sembra condonare un atteggiamento disturbante (quello di un’adulta che suggerisce ad un’adolescente di assumere comportamenti a rischio che dovrebbero per qualche motivo migliorare la sua capacità di scrivere), il libro in sé è scritto davvero malino. Ci sono sproloqui e voli pindarici inutili e senza nessun valore all’interno della storia più o meno in ogni capitolo. Allo stesso tempo, ci sono una marea di personaggi e dettagli buttati lì, usati come espediente narrativo e prontamente dimenticati, senza neanche un accenno, dopo un paio di pagine. E ci sono i personaggi principali, che non stanno da nessuna parte. Al centro della vicenda ci sono quattro amici e, alla fine del libro, ancora non mi ricordavo chi era Leo e chi Felix dei due ragazzi. Più grave, nelle scene con Hannah e Laila insieme, avevo dubbi su chi fosse una o l’altra, il che la dice lunga, visto che Laila è la protagonista e in teoria il punto di vista è il suo… quando non diventa un bizzarro narratore onniscente fissato su banalità inutili, sia chiaro. Insomma, una delusione.

A Room Away from the Wolves, di Nova Ren Suma.
C’è stato un momento durante la lettura in cui ho pensato che questo libro mi sarebbe piaciuto molto. Avevo già in mente come descriverlo in questo commento: un bizzarro incrocio tra Cenerentola e Hotel California. E il libro è questo. Solo che andando avanti restano troppe cose non dette, particolari non spiegati. L’atmosfera funziona, ma un po’ più di spiegazione, un po’ più di richiamo nella parte finale a quello che era successo nel resto della storia mi ci voleva. Anche perché avevo immaginato molto presto il colpo di scena finale, e andando avanti speravo di vedere tutti i particolari incastrarsi. Invece resta tutto un po’ troppo vago per i miei gusti.

Stranger Than Fanfiction, di Chris Colfer.
Ero curiosa come una scimmietta di leggere uno dei libri di Chris Colfer, perché mi è sempre piaciuto tanto in Glee, ed ero curiosa di sapere come sarebbe stato come autore. Questo libro ha dei difetti, ma alla fine non so se siano proprio difetti… in certe parti sembra veramente una fanfic, a dire il vero. Sia certe scelte lessicali (per non ripetere i soggetti, ad esempio, usa parte della descrizione del personaggio, che è una cosa che mi riporta molto al mondo delle fanfiction), che anche per un certo modo di evolversi della storia, lineare ma con dettagli che si incastrano per caso e anche qualche esagerazione. Chissà se queste cose sono volute come un omaggio al genere? Sono curiosa di leggere un altro libro di Colfer e scoprirlo. In ogni caso, questo libro mi ha fatto ridere e un po’ commuovere, divertire e sorridere amaramente… insomma, mi ha preso e mi è piaciuto molto. 
 

Fire Song, di Adam Garnet Jones.
Questo libro ha diverse cose che mi sono piaciute molto. Prima di tutto come è scritto: lo stile dell’autore mi piace moltissimo. Ho scoperto dalle note finali che si tratta della versione narrativa di un film scritto dallo stesso autore, che di norma quindi scrive per il cinema. Non ho visto i suoi film, ma da come scrive potrebbe aver mancato la sua vera vocazione. Un’altra cosa che mi è piaciuta molto è come mi ha trascinato a conoscere una realtà di cui non avevo idea, quella della vita in una riserva in Canada. Quello dei nativi americani che vivono all’interno di queste riserve è un mondo che mi è pressoché sconosciuto, ma la fotografia che ne fa questo libro chiarisce diverse cose, almeno su come funziona questa realtà in Canada. Nonostante i lati positivi, questo libro è stato molto cupo per i miei gusti. Ci sono momenti più felici, ma quasi stonano con il resto della storia, che si muove di tragedia in tragedia. Ho apprezzato il libro, ma non è stato piacevole da leggere e mi ha lasciato molto amaro in bocca, nonostante il finale speranzoso.

Meh. La premessa di questo libro era interessante, ma non è che io abbia trovato molto nella storia oltre alla premessa. Il libro è scritto bene, ma penso fosse inteso come una grande riflessione sul valore dell’amicizia e di essere se stessi… o qualcosa di simile. Non lo so, mentre parlavano di queste cose io pensavo a quale poteva essere la spiegazione dell’esistenza dell’amica zombie e della sospensione della morte, ma alla fine una risposta vera e propria su questo punto non l’ho avuta.
Reading Challenge: Un libro con qualcosa di dolce in copertina.

Other Words for Smoke, di Sarah Maria Griffin.
Non credo di essere capace di descrivere esattamente questo libro. Di norma, quando un libro ha elementi magici, mi interessa molto sapere come funziona la magia nel contesto della storia; mi interessa anche vedere quello che succede più che sentir parlare di vaghe sensazioni, percezioni e dettagli assurdi o fuori contesto. Questo libro si allinea più al realismo magico in questo senso, e non ha un sistema magico coerente, non ha tutte quelle belle spiegazioni che piacciono a me. E’ nebuloso e fumoso in tante parti. Però in un certo qual modo in questo caso fa bene ad essere così. Ci sono particolari agghiaccianti e questa vaghezza aiuta a rendere tutto più inquietante, anche se non arriverei a definirlo spaventoso alla maniera di un horror. La trama alla fine non mi ha fatto impazzire, ma l’atmosfera funzionava, e ci sono scene che mi torneranno in mente per un pezzo.

Not Your Backup, di C.B. Lee.
So che quando ho letto i primi due libri di questa serie l’anno scorso li ho trovati divertenti; eppure ho fatto una gran fatica con questo terzo volume. All’inizio anche perché mi ricordavo poco della trama; andando avanti, proprio perché la trama non mi prendeva più di tanto. Il punto di forza di questi libri è senza dubbio la diversità dei personaggi, ma tutto il resto non è nelle mie corde, dal momento che non sono neanche poi così affascinata dai supereroi. Non credo di continuare la serie, quando uscirà il prossimo libro.

Troublemakers, di Catherine Barter.
Questo libro mi è piaciuto molto di più di quanto pensavo, e ci sono vari motivi, che si riducono probabilmente al fatto che è una ventata di aria fresca rispetto ai contemporary che ho letto finora. Il primo dettaglio, che fin dall’inizio mi ha conquistato, è la protagonista, che ha quindici anni, e accidenti, per una volta ha davvero quindici anni. Arrabbiata col mondo senza motivo, in equilibrio precario tra il cominciare a capire come funziona la realtà attorno a lei e il pensare che tutto ruoti attorno ai suoi problemi personali. Ci sono i capricci, il tono di voce antipatico, l’assoluta confusione e tutte le cose sgradevoli dell’adolescenza, in questo personaggio. E’ assolutamente vera e tridimensionale, cosa che si trova di rado negli Young Adult. La seconda cosa che mi è piaciuta è che non c’è una storia d’amore, a parte quella adulta e consolidata di Danny e Nick. Ci sono dei rapporti d’amicizia importanti, ma la scena non viene mai rubata dalle disavventure sentimentali della protagonista. La terza cosa che mi ha colpito, infine, è come questo libro è capace di raccontare una vicenda con un inizio e una fine, con uno svolgimento completo, mentre tutto attorno c’è un mondo che ha una sua vita e altre cose da fare. I personaggi di contorno non sono belle statuine, pronti ad essere rimessi nel cassetto non appena escono di scena: hanno una vita al di fuori delle pagine, problemi loro, cose da fare che vanno oltre la pagina e che non trovano risoluzione all’interno del libro, e va bene così: la storia di questo angolo di mondo non si conclude nelle pagine del libro, e questo la rende senza dubbio più realistica.
 

Wrap up della librovora Marty

Book Count: 3
Libri letti:

Ghosts of the Shadow Market, di Cassandra Clare e AAVV
(O quello che è rimasto da leggere)
Tamburi, prego! Signore e signori, finalmente dopo più di un anno si conclude questa stranissima maratona di lettura.
Questo libro è la raccolta di tutte le storie, della saga Shadowhunters Chronicles, che l’anno scorso ci hanno tenuto compagnia, e consolato (certo, come no), fino all’arrivo di Queen of Air and Darkness; più due storie inedite. 
Questa recensione si concentrerà infatti su “The Lost World” e “Forever Fallen”, inedite e ultime due storie della raccolta. Le recensioni delle altre potete trovarle nei nostri Wrap Up da Aprile 2018 a Novembre 2018, con questo comodissimo TAG.
Ma procediamo con la telecr… ehm, recensione di “The Lost World”.
-Ty che fa l’investigatore mi era mancato.
-A parte il fatto che ovviamente Livvy è morta, sembra che tra lei e Ty non sia cambiato molto. Sono sempre i soliti gemelli combina guai.
-La prima cosa che ho pensato quando hanno detto che c’è una barriera intorno ad Idris è stata: Beh, voi avete un fantasma, qual è il problema. Grazie al cielo Ty c’è arrivato.
-Irene, ahahaha. Che cutie!
-Ma quanto mi dispiace che gli Shadowhunters rimasti ad Idris stiano morendo di fame, senza neanche un dolcetto ad allietare loro la giornata. Sono proprio affranta, guarda. NEXT!
-Arriva baby Cairstair.
-Ho letto Queen of Air and Darkness in Dicembre e solo ora realizzo quanto mi siano mancati questi personaggi.
-Povero Kit, spaventato dalla nascita di una bambina.
-Uhm, questa cosa che Ty sta male se Livvy si allontana non mi piace per niente.
-Magnus sa tutto su gli Shadowhunters coraggiosamente stupidi.
-Santo e saggio Magnus. Grazie al cielo che esiste.
-Con l’espressione “Té forte” intendi qualcosa di alcolico, vero Magnus? Visto che devi coinvolgere anche Ragnor…
-Non sappiamo molto della nuova e ultima serie di questa interminabile saga, ma una cosa è stracerta: Kit e Ty ci faranno passare le pene dell’inferno.

Dopo questo allegrissimo racconto passiamo a “Forever Fallen”.
-”Jem Carstairs e Kit Herondale…”, modo migliore di iniziare una storia non c’è.
-Downworlders che fanno finta che alcuni Shadowhunters diano loro fastidio.
-Brother Hauntigly Attactive. Kit, hai parlato con Lily recentemente? O è semplicemente la tua parte Herondale che parla, qui?
-Confermo quello che ho detto prima: Kit e Ty ci faranno penare.
-Oddio, ci ho pensato solo ora. Un Cairstair e un Herondale in giro assieme. Fa tanto Infernal Devices.
-Janus, OMG. Complesso di superiorità, ne hai mai sentito parlare?
-Allora Janus, nuovo nome di Thule Jace, prova qualcosa. Quando gli hanno nominato Alec qualcosa ha sentito.
-Uh uh prevedo guai peggiori di quelli con Sebastian, qui.
-Kit ha trovato una famiglia, anche se ancora non se n’è accorto.
-Cutie Mina.
-Se mi ammazzate Lily, scatta la rivoluzione!
-Lily che stai facendo? Mi stai preocupando seriamente.
-Kit che coccola Mina. Adorabili.
-Janus, o come diavolo ti fai chiamare, se fai del male ai Lightwood-Bane, TI BRUCIO!
-I Malec!!! Sempre bello vederli.
-Papà Jem è adorabile.
-Mi sono resa conto che tutti sono adorabili. A parte Janus. Lui no.
-Rafe è affascinato da Magnus. Lo capisco, sarei affascinata anche io.
-Oddio, mi sono presa un colpo.
-Ecco, perché non segui il tuo povero Parabatai e non muori anche tu, invece di minacciare quello degli altri, Janus? (Ok, qui sono stata un po’ cattiva, ma mi sono veramente spaventata ad un certo punto).
-Tessa e Jem, o Magnus e Alec? Votate ora per eleggere i genitori dell’anno.
-Ash! Pensavo si fosse perso.
-Non so cosa pensare del fatto che Ash è affezionato a Janus, e viceversa.
-Sebastian, mondo che vai, eri sempre crudele.
-Ho dei sentimenti contrastanti riguardo a Janus. Non so se odiarlo o compatirlo.
-Ma perché devi stalkerare i Malec, dico io? Se non la smetti ti disintegro.
-Molto raccapricciante questa cosa che li spii dalla finestra.
-Fatemi capire. Janus vuole prendere il posto di Jace. AHAHAHAHAH.
-Sono molto preoccupata per quello che farà Janus in futuro.
-Uffa, avrei preferito un Ash più buono. Toglietelo dalla grinfie di Janus e della Seelie Queen.
-”Love had been worth the wait”: bellissima frase.
-Bravo Jem, insegna tu a Kit ad amare e ad essere amato.
-Kit, sii felice. Ora c’è Jem che ti insegna a combattere. E anche tutto il resto.
Ok. Chiudiamola qui, che questo commento è gigantesco. Ho preferito la seconda storia alla prima, perché il personaggio di Janus mi affascina e non vedo l’ora di vedere cosa combinerà, anche se temo che non sarà nulla di buono.

The Fever King, di Victoria Lee.
Difetto N.1: Non è stato letto prima dalla sottoscritta.
Difetto N.2: Non è stato scovato dalla suddetta sottoscritta, ma dalla librovora miki_tr.
Difetto N.3: Probabilmente dovrò aspettare diversi mesi, se non addirittura un anno, per avere il seguito.
Se l’avete letto anche voi, fatemi sapere se ne avete trovati altri, perché io già ho avuto diversi problemi con questi.
Ok, torniamo un attimo seri. Avevo letto che questo libro non era una passeggiata, che aveva delle tematiche molto forti e soprattutto molto attuali. In effetti temi come immigrazione e xenofobia sono all’ordine del giorno ormai, e anche nel libro sono discussi ampiamente e si amalgamano molto bene con il mondo distopico creato dall’autrice. Per il resto, se devo trovargli un difetto, potrebbe essere che la situazione storica e politica è veramente complicata e ho impiegato diversi giorni per capirla, a volte dovendo anche tornare indietro per rileggere alcuni passaggi.
Reading Challenge: Un libro con una mappa.
Passaporto Nuove Scoperte: Giugno

White Rabbit, di Caleb Roehrig.
Mi ci voleva proprio un bel thriller pieno di omicidi, e che scorresse velocemente. Peccato che io ci abbia messo quasi un mese per leggerlo, a causa di vari impegni. Comunque un bel thriller, con una bella serie di omicidi, ci voleva. Mi è dispiaciuto che, a volte, i momenti di tensione fossero spezzati dal altre scene, sempre importanti, ma non rilevanti per la ricerca dell’assassino. Per il resto il libro mi è piaciuto molto e scorre molto bene.
Reading Challenge: Un libro con un omicidio.

Wrap up della librovora Gioneb

Book Count: 6
Libri letti:

Rooftoppers, di Katherine Rundell.
Per la prima volta non ho finito il libro per il club di lettura. Potete vedere dalla quantità di libri presenti nel mio wrap up di questo mese che non ne ho letti molti a giugno, e uno dei motivi è che ho avuto poco tempo e poca voglia di farlo. Ho deciso di abbandonare questo libro e leggere qualcosa di più interessante, perché continuavo a pensare che sono troppo cresciuta per questo libro. La storia è poco realistica in alcuni passaggi ed è palese che il motivo è il target troppo basso per me.
DNF

Alieni a Crema, di Lorenzo Sartori.
Perdonatemi, ma questo libro non è LGBTQIA+, a meno che fra le varie lettere non ci sia una relativa a una coppia uomo-alieno! Non che ci sia una vera storia d’amore nel libro: i temi centrali sono gli alieni, i cremaschi e i tortelli. Tornando alla storia, è un libro che si legge bene ed è perfetto da leggere sotto l’ombrellone, soprattutto se vi piace trovare citazioni ogni due righe; io l’adoro. Alieni a Crema è stato il libro che mi ha sbloccato dal momento di non-lettura, proprio grazie alla sua leggerezza e alle citazioni.
Lo consiglio a tutti, ma dopo pranzo, perché vengono sempre citati i tortelli cremaschi e fanno venire l’acquolina in bocca!

The Golem and the Jinni, di Helene Wecker.
Altro libro non a tema con il mese, ma a mia discolpa l’ho iniziato a maggio e non avrei mai pensato di metterci quasi un mese per finirlo. Proprio questo fatto di averci messo tanto, mi rende difficoltoso dargli un voto perché non è stata colpa del libro se ci ho messo un mese, ma del lavoro. 
Reading challenge: Un libro con i colori della tua casa di Hogwarts in copertina.

Ghosts of the Shadow Market, di Cassandra Clare e AAVV.
Ecco il wrap up più facile da fare, perché quello della Librovora Marty basta e avanza!
C’è un'unica differenza tra le nostre opinioni: Janus. Marty dice che il personaggio la affascina e invece a me non piace per niente, perché sinceramente sono stufa che la storia giri attorno a Jace e Clary, quindi spero che nella prossima serie sia una storyline secondaria.

Possibile che sia stato un libro che mi è piaciuto tanto e lo consiglio a tutti, ma non ho la minima idea di cosa scrivere in questo wrap up? Ho letto questo libro per l’autore: seguo la sua pagina di Facebook, chiamata Bucinella, e non ho esitato a comprare questo suo libro quando ne ho scoperto esistenza; poi ne ho comprato un altro sotto consiglio di un amico. Se conoscete Bucinella, vi dico subito che questo libro non è così tanto surreale, ma anche qui l’autore racconta la vita di tutti i giorni di persone comuni, ed è questo quello che mi piace dello stile dell’autore. Mi ha colpito l’idea su cui si basa il libro: tutte i romanzi scritti dall’uomo fanno parte di un'unica grande storia, dove sono i personaggi che appaiono per un attimo a fare da collegamento tra una storia e l’altra.

The Wicker King, di K Ancrum.
Ho letto questo libro per molti motivi, e uno di questi era che è stato definito LGBTQIA+, quindi perfetto per giugno; ma credo che la componente LGBTQIA+ sia la meno importante: il romanzo parla di due ragazzi che sono “abbandonati” dai genitori e sono costretti a crescere avendo come sostegno solo l’altro. Aggiungo una cosa: vi consiglio di leggere alla fine il commento dell’autrice, che spiega molto bene il senso del libro e lo rende molto più bello.

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