17 settembre 2018

Top Ten dei libri in cui la storia d’amore non era proprio necessaria

Top Ten dei libri in cui la storia d’amore non era proprio necessaria,
a cura della librovora miki_tr

Devo aver già detto qualche volta su queste pagine che le storie d’amore non sono propriamente la mia parte preferita dei libri. A dire il vero ormai un anno fa ho esordito con la mia prima top ten sul blog parlando di quei libri che avevano una storia d’amore capace di convincere anche me.
Bene, oggi voglio fare l’opposto: parliamo di libri in cui la storia d’amore poteva proprio essere evitata.
Per rientrare in questa top ten le storie d’amore devono avere due requisiti: non solo non piacermi particolarmente (con solo questo criterio sarebbe troppo facile), ma anche non essere particolarmente funzionali alla trama.
Aggiungo solo che molti di questi libri mi sono piaciuti moltissimo; è possibile teorizzare che, se non avessero perso tempo con storie non di mio gusto, mi sarebbero piaciuti ancora di più.


Scythe, di Neal Shusterman.
E’ stato interessante come questo libro abbia finito per rientrare in questa top ten: è stata la Librovora Marty a suggerirmelo mentre ne parlavamo. La mia reazione? Non avevo capito di che storia d’amore parlasse. Non la ricordavo quasi finché non me lo ha fatto presente. Posso affermare che sì, non mi ha colpito affatto; e ogni scena interessante tra la coppia protagonista avrebbe funzionato perfettamente nel contesto di un’amicizia, quindi direi che è la storia perfetta per iniziare questa top ten.

Dio di Illusioni, di Donna Tartt.
Qui stiamo parlando di quello che è probabilmente il mio libro preferito di sempre. Ciascuno dei rapporti umani, sentimentali o meno, anche solo accennati in questo libro è affascinante, profondo, particolare e toccante. Tranne che il protagonista ha perso la testa per una ragazza bellissima, buonissima e intoccabile. Quella parte del libro (che per fortuna non è particolarmente ingombrante) proprio non me la spiego: in un libro così originale, una storia che era già un cliché ai tempi di Dante…

The Potion Diaries Series, di Amy Alward.
Questo libro esordisce con una principessa che, a causa di una pozione d’amore incauta, si innamora perdutamente di se stessa. Ora, questa è quella che chiamo una storia d’amore veramente originale. Sfortunatamente proseguendo con la serie si ritrova in un’altra relazione che, pur essendo potenzialmente interessante, è talmente appena accennata nei libri da rimanere solo un cliché. Al momento mi sembra piuttosto una storia d’amore inutile; vero è che manca ancora almeno un libro alla fine della serie, e quindi il giudizio non è affatto definitivo.

Harry Potter, di J.K. Rowling.
Poteva mancare? Lo sapevate tutti che non poteva mancare. Non mi inoltrerò nell’arduo compito di analizzare tutte le ship possibili in questi libri (anche perché raramente ho shippato coppie canon in tutta la serie), ma c’è una storia d’amore che proprio non mi ha colpito in nessun senso: quella tra Harry e Ginny. A prescindere dal fatto che shippavo entrambi con altri personaggi, anche se non sono mai stati di quelli che mi coinvolgevano, è proprio una storia d’amore con poche attrattive. Si limita a qualche scena alla fine del sesto libro e all’epilogo inevitabile e scontato. Non mi ha mai particolarmente toccato, ad essere onesta.

The Summer Children, di Dot Hutchison.
Alla fine del terzo libro di questa serie spunta fuori dal nulla come un fungo dopo la pioggia un accenno di storia d’amore che proprio mi sono chiesta da dove venisse. Lungi dall’essere qualcosa che era nell’aria, non è neanche particolarmente interessante come premessa. Anche qui, la serie non è conclusa e non escludo che ci siano sviluppi. Ma l’autrice ha una mano fenomenale nel raccontare rapporti di amicizia nati in condizioni estreme, non potrebbe limitarsi a quelli?

Player One, di Ernest Cline.
Altra storia d’amore di cui a fatica mi ricordo l’esistenza. Questo è un altro libro in cui i rapporti di amicizia sono assolutamente interessanti e ben costruiti. Per contro la storia d’amore proprio non mi convince per nulla e soprattutto non aggiunge nulla al libro; il che, per una trama così accattivante, è un discreto difetto.

Monsters of Verity Series, di Victoria Schwab.
Questo libro ha tutto senza aver il minimo bisogno di creare una relazione sentimentale tra i protagonisti. Non mi fraintendete: il loro rapporto mi piace ed è il cardine della storia. Questo è uno di quei casi in cui non capisco secondo quale regola universale debbano finire a baciarsi quando comunque non cambia assolutamente nulla in nessun senso. Neanche fra mostri adesso possono esserci rapporti platonici?

Queens of Geek, di Jen Wilde.
Questo è un libro che forse non dovrebbe stare in questa top ten, perché in effetti entrambe le storie d’amore sono funzionali alla trama. Tuttavia, come dire, sarebbe meglio se non lo fossero. Il libro era partito bene e aveva messo in campo qualche tema interessante; qualità che prontamente scompaiono poco dopo metà per lasciare spazio a sentimentalismi banalotti e siparietti ammiccanti. Stavo meglio senza.
Circe, di Madeline Miller.
Questo è un gran libro, e neanche il fatto che a tre capitoli dalla fine spunti fuori una storia d’amore inspiegabile lo rovina. In questo caso quello che mi stranisce un po’ è proprio che la relazione in cui si imbarca la protagonista è un po’ assurda; nonostante la fedeltà alla mitologia, questa parte del libro non ha fondamento in nessuno dei miti che conosco, e per di più è abbastanza affrettata da non prendermi neanche un po’. Ho quasi la certezza che in qualche mese mi sarò dimenticata della sua esistenza.

The Weight of Ink, di Rachel Kadish.

Questo libro ha parecchi difetti, di cui forse il più grave è di voler essere troppe cose in una volta e non riuscire ad esserne nessuna per bene. Uno dei pochi pregi che all’inizio mi avevano fatto decidere di continuare la lettura, nonostante proprio non fosse un granché, era la presenza di un personaggio femminile, una donna avanti negli anni con problemi di salute, che era forte e indipendente. Un personaggio interessante, finché non è spuntato fuori che il suo carattere era dovuto al classico perduto amore di gioventù. Difficile essere più banali.

Nessun commento:

Posta un commento