14 maggio 2020

Masterchef Booktag

Masterchef Booktag


In questo periodo in cui le nostre serate si svolgono davanti alla televisione con molta più frequenza del solito, tutte noi abbiamo scoperto, o riscoperto, programmi televisivi più o meno interessanti. Proprio ispirata da uno di questi programmi, la Librovora miki_tr si è inventata questo Book Tag. Chissà che in futuro non ce ne vengano in mente altri mentre guardiamo la televisione!


Le Selezioni: un libro che è il cavallo di battaglia del suo autore.


Gi: Orgoglio e pregiudizio, di Jane Austen. Secondo me si può capire perché la Austen ha avuto tanto successo solo leggendo questa sua opera.

Ma: Sette minuti dopo la mezzanotte, di Patrick Ness. Non ho letto tutti i suoi libri, ma questo è quello che ho trovato migliore degli altri.

Mi: Credo di aver letto grossomodo tutto quello che Victoria (o V.E.) Schwab ha scritto, e penso di poter dire che il suo cavallo di battaglia è senza dubbio Vicious.


La Mystery Box: un libro che hai letto senza conoscere la trama.


Gi: Nomen omen, Vol. 1: Total eclipse of the heart, di Marco B. Bucci e Jacopo Camagni. Ho deciso di leggere questa graphic novel solo perché me l’aveva consigliata (e prestata) il Librovoro Filo, e lo ringrazio molto per averlo fatto!



Ma: Novecento, di Alessandro Baricco. Il libro me lo hanno regalato perché me ne era piaciuto un altro dello stesso autore, e quindi non ho letto la trama prima di iniziarlo.

Mi: Proprio in questi giorni, approfittando degli audiolibri gratuiti di Audible, ho letto The Liar’s Daughter, di Megan Cooley Peterson, senza leggere altro che le primissime righe della sinossi.


L’Invention Test: un libro che contiene un’idea geniale e originale.


Gi: Il mio anno di riposo e oblio, di Ottessa Moshfegh. Il titolo dice tutto: una donna decide di dormire per un anno intero. L’idea l’ho trovata geniale e il libro non è male.

Ma: Scythe, di Neal Shusterman. Mi è piaciuta l’idea di una figura che cerca di ricreare la morte in una società immortale.
 

Mi: Senza dubbio Sisters of the Vast Black, di Lina Rather. La parte sull’astronave che è una creatura vivente non giunge nuova, ma che si tratti a tutti gli effetti di un convento di suore che prestano soccorso in giro per l’universo senza dubbio lo è eccome.


La Prova a Squadre: un libro con tanti personaggi interessanti.


Gi: Appena letto la domanda mi sono venuti in mente tutti i personaggi della serie The Great Library, di Rachel Caine.
 
Ma: The Infernal Devices, di Cassandra Clare. Ho pensato a questa serie perché mi sono piaciuti tutti i personaggi.

Mi: La serie Wayward Children, di Seanan McGuire, ha un cast di personaggi quanto più variegato e peculiare si possa immaginare.


Il Pressure Test: un libro che hai letto perché ti sentivi in dovere di farlo.


Gi: Persuasione, di Jane Austen. Era l'ultimo libro dell’autrice che ancora non avevo letto.

Ma: The Hate U Give, di Angie Thomas. Ammetto che volevo vedere perché questo libro è tanto acclamato.

Mi: Anna, di Niccolò Ammaniti. L’ho letto perché era il libro scelto dal club di lettura, ma non l’avrei mai fatto, altrimenti. La trama sulla carta poteva anche essere nelle mie corde, ma esperienze giovanili con l’autore mi avevano già convinto che non facesse per me.


L’eliminazione: il peggior libro che hai letto quest’anno.


Gi: Il vecchio e il mare, di Ernest Hemingway. L’ho finito solo perché è corto e dovevo leggerlo per il Magical Readathon di Aprile.

Ma: Bygone Badass Broads, di Mackenzi Lee. Non ho letto libri bruttissimi in questa prima parte dell’anno; questo è solo stato quello che mi ha entusiasmato di meno.

Mi: Ho alcuni DNF all’attivo, ma, esclusi quelli (visto che non ho tecnicamente letto tutto il libro), direi The Pleasures of Men, di Kate Williams.


Il mappazzone: un libro che ha una buona idea, ma un brutto stile.


Gi: The Women in the Castle, di Jessica Shattuck. Ho comprato il libro per la trama (e la copertina), ma per colpa dello stile dell’autrice mi ha deluso tantissimo. Ho anche scritto una recensione per dire quanto mi avesse deluso.
 
Ma: A Boy Worth Knowing, di Jennifer Cosgrove. La trama mi aveva incuriosito moltissimo, peccato che poi la storia prende tutta un’altra piega, quella strettamente romantica. 

Mi: Questa è una domanda molto difficile per me, perché praticamente tutti i miei DNF sono dovuti primariamente allo stile dell’autore, che è l’elemento decisivo per farmi leggere un libro, a prescindere dalla trama. Dopo lunghe riflessioni, mi è venuto in mente Blood Water Paint, di Joy McCullough, che racconta una trama potenzialmente interessante (la storia di Artemisia Gentileschi), ma utilizzando una forma in versi che non la valorizza affatto.


L’assaggio: un libro che ti ha fatto venire voglia di leggere ancora.


Gi: L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome, di Alice Basso. Dopo questo libro ho letto tutto quello che ha scritto l’autrice e adesso sto aspettando l’uscita del nuovo libro, che doveva uscire questo mese, ma di cui non ho saputo più niente.

Ma: Fangirl, di Rainbow Rowell. Questo è il primo libro che ho letto dell’autrice e mi ha fatto venir voglia di leggere tutto quello che ha scritto.

Mi: Dopo aver letto The Wicker King, di K. Ancrum, ho inserito immediatamente l’autrice nell’elenco di quegli autori di cui leggerò qualsiasi libro, indipendentemente dalla trama. Anzi, per essere onesta, l’ho fatto prima ancora di aver finito il libro.


Manca il sale!: un libro che sarebbe stato bello, se non per…


Gi: Moll Flanders, di Daniel Defoe. Se non ci fossero stati tutti quei moralismi della protagonista, sarebbe stato molto più bello. E invece no, la protagonista ci racconta la sua storia da ladra e approfittatrice raccomandando di non fare come lei, ma senza  mai sentirsi veramente in colpa per quello che ha fatto.

Ma: Lui è tornato, di Timur Vermes. Se non ci fosse stata quella parte noiosissima nel mezzo in cui mi sono bloccata e per cui non ho più avuto voglia di continuare a leggere.

Mi: Se non fosse stato più che chiaro fin dall’inizio che all’autore interessava esclusivamente un solo personaggio, Finna, di Nino Cipri, sarebbe stato sicuramente una lettura molto più piacevole.


La finale: una conclusione di serie avvincente.


Gi: Storia della bambina perduta, di Elena Ferrante. Ho letto la serie nell’arco di 4 mesi, ma ci avrei messo molto meno se non avessi voluto aspettare un amico che doveva leggerlo con me. Ogni tanto mi manca ancora.

Ma: Winter, di Marissa Meyer. Tra tutti i libri della serie è, sì, molto più lungo degli altri tre, ma è anche quello che mi è piaciuto di più, perché è pieno di momenti intensi che portano ad una degna conclusione della serie.

Mi: Blood for Blood, di Ryan Graudin, mi ha sorpreso perché altera completamente lo schema del primo libro della serie, e cambia le carte in tavola. Il libro è avvincente, più del primo, soprattutto nel finale.

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