18 maggio 2020

Top Ten dei congiunti che è meglio perdere che trovare

Top Ten dei congiunti che è meglio perdere che trovare
a cura della Librovora Gioneb

Questa top ten nasce due settimana fa dalla questione dei congiunti (per coloro che la leggeranno tra un po’ di tempo: siamo alla prima parte della fase due della pandemia del coronavirus e finalmente possiamo uscire di casa per andare a trovare alcune persone: i congiunti, ovvero i famigliari e non gi amici). Io un po’ ci speravo di poter tornare a fare le nostre serate librovore tutte insieme nella nostra tana, e non più via Skype. In questo inizio di fase due, invece, si possono andare a trovare solo i famigliari, e questo mi ha fatto pensare a tutte quelle situazioni in cui la famiglia non è proprio il posto migliore in cui stare; e quindi a tutti quei libri in cui parte dei problemi del protagonista sono causati dai genitori. 

PS. Questa top ten verrà postata la mattina del 18 maggio, ma è stata scritta e pensata prima che si sapesse che, da oggi, si possono incontrare anche gli amici.


1- Eleanor Oliphant sta benissimo, di Gail Honeyman.
Eleanor vive da sola da tanto tempo e bastano davvero pochi capitoli per capire quanti danni psicologici la madre abbia procurato alla figlia, perché Eleanor Oliphant NON sta benissimo. Piano piano veniamo a sapere tutta la sua storia e a capire che tipo di infanzia ha vissuto, senza mai entrare troppo nei dettagli; quindi anch’io non vi dirò nulla di più. 

2 - La 19ª moglie, di David Ebershoff.
In questo libro l’idea della famiglia è molto allargata. Come si può intuire dal titolo, il romanzo ruota attorno alle comunità mormoni americane in cui si pratica ancora il matrimonio poligamo. Sono molti i problemi che si creano nei bambini che nascono in queste situazioni, e tra i tanti c’è la mancanza di affetto paterno. Ad un certo punto viene detto chiaramente che un padre non ha né il tempo né la forza di fare da figura paterna in una famiglia con decine di figli. 

3 - Tre donne, di Dacia Maraini.
Qui parliamo solo di donne: per un motivo o per un altro, non c’è nessun uomo nella vita di queste tre generazioni di donne, nonna, mamma e figlia. Ma non è questo il motivo per cui ho pensato a questo romanzo: qui i problemi nascono dal fatto che entrambe la mamma e la nonna sono in qualche modo assenti nella vita delle proprie rispettive figlie e queste donne si ritrovano a cercare l’amore in altre persone, a volte in modo poco sano. Le tre donne alla fine si vogliono bene, ma non sono capaci di dimostrarselo a vicenda e questo causa incomprensioni e problemi nella loro vita.

4 - Il mio anno di riposo e oblio, di Ottessa Moshfegh.
I genitori della protagonista non sono mai stati presenti: il padre pensava solo al suo lavoro e la madre era depressa. I capitoli in cui si racconta com’è cresciuta la protagonista mi hanno fatto comprendere come mai essa abbia deciso di dormire per un anno intero per poter ripartire da zero e ricrearsi una vita nuova. L’assenza dei genitori porta la protagonista ad avere un rapporto morboso con l’unico uomo che le ha dimostrato un po’ di amore ed a essere incapace di avere amici veri.

5 - La serie Wayward Children, di Seanan McGuire.
La serie parla di ragazzi che trovano una porta per un altro mondo, un mondo che poi risulterà quello a cui sentono di appartenere veramente, e questo accade perché nella loro famiglia sono costretti a comportarsi in modo diverso dalla loro vera natura. Una volta costretti a tornare nel loro mondo d’origine, questi ragazzi sono ancora meno compresi dalle loro famiglie e, per questo motivo, è stata fondata una scuola che permette loro di stare con persone che hanno avuto un'esperienza simile e che possono capire il loro desiderio di ritrovare la porta per il loro mondo.

6 - The Wicker King, di K. Ancrum.
Nella nota finale l’autrice spiega che con questo libro vuole parlare a tutti i ragazzi che sono lasciati soli dai genitori e dai professori, e dire loro che non hanno nessuna colpa di ciò e che non sono veramente soli. I genitori di entrambi i protagonisti sono assenti e questo porta i due ad affrontare da soli anche problemi molto gravi.

7 - Una stanza piena di gente, di Daniel Keyes.
In questo libro viene raccontata la storia vera di Billy Milligan, un ragazzo con ben 27 personalità diverse. Durante il racconto l’autore non entra mai nei dettagli sull’infanzia di Billy, ma non oso immaginare cosa possa aver subito dal patrigno per aver avuto una simile reazione psicologica. 

8 - Ragazza in un giardino, di Anne Tyler.
 
Nel romanzo si parla poco della famiglia della protagonista, ma mi sono bastati quei pochi capitoli per capire come mai Elizabeth sia così strana, un po’ come Luna Lovegood della serie Harry Potter. Mi ricordo proprio che ad un certo punto ho pensato: “con una famiglia così non mi sorprende che Elizabeth sia tanto strana”. Anche nella famiglia di cui si ritrova a far parte in seguito ci sono dei personaggi molto strani, ma in qualche modo quella è una famiglia normale.

9 - La serie The Great Library, di Rachel Caine.
All’inizio la famiglia del protagonista passa un po’ in secondo piano, anche se già dal primo libro si sanno molte cose di come è stato cresciuto. Parliamo di una famiglia nella quale gli affari sono tutto e l’affetto e i legami sono praticamente inesistenti. Infatti, andando avanti con la storia, il protagonista finisce per crearsi una famiglia grazie agli amici a cui si lega. Nonostante questo legame, i segni che i genitori hanno lasciato nella personalità del protagonista lo influenzeranno fino alla fine della storia.

10 - Orgoglio e pregiudizio, di Jane Austen.

In un primo momento non avevo considerato questo libro, ma poi mi sono soffermata a pensare un attimo in più alla famiglia Bennet. La personalità della madre, e il fatto che sia lei che il padre si preoccupino poco dell’educazione delle figlie, porta soprattutto le più piccole ad essere abituate a fare tutto quello che vogliono e ad essere, in fin dei conti, estremamente viziate con il benestare dei genitori. Sarà solo l’allontanamento di una delle sorelle dalla famiglia, e l’influenza delle sorelle maggiori, a fare maturare un po’ questi personaggi.

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