22 agosto 2020

Recensione della serie Feverwake, di Victoria Lee

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Recensione della serie Feverwake, di Victoria Lee

Titolo della serie: Feverwake

Autore: Victoria Lee

Editore: Skyscape

Lingua: Inglese

Genere: Sci-fi

Trigger (indicati dall’autrice): violenza, sangue, raffigurazione di violenza sessuale e abusi su minori, violenza domestica, riferimenti al suicidio, raffigurazione di disturbi dell’alimentazione, abuso di alcol e sostanze. 

Note: Le mie colleghe hanno già recensito separatamente The Fever King e The Electric Heir, e potete trovare le recensioni rispettivamente qui e qui, ma io ho deciso che volevo dire la mia su questa serie, visto che l’ho letta dopo di loro.


Attenzione spoiler: ho scritto questa recensione senza curarmi di non fare spoiler… Leggete a vostro rischio e pericolo.




Sinossi: In the former United States, sixteen-year-old Noam Álvaro wakes up in a hospital bed, the sole survivor of the viral magic that killed his family and made him a technopath. His ability to control technology attracts the attention of the minister of defense and thrusts him into the magical elite of the nation of Carolinia.


The son of undocumented immigrants, Noam has spent his life fighting for the rights of refugees fleeing magical outbreaks—refugees Carolinia routinely deports with vicious efficiency. Sensing a way to make change, Noam accepts the minister’s offer to teach him the science behind his magic, secretly planning to use it against the government. But then he meets the minister’s son—cruel, dangerous, and achingly beautiful—and the way forward becomes less clear.


Caught between his purpose and his heart, Noam must decide who he can trust and how far he’s willing to go in pursuit of the greater good.


Link Goodreads


Letto da: Tutte le librovore

Recensito da: Librovora Gioneb

Commento:


Q&A

1) Cosa ti ha convinto a leggere questa serie?  

Sono state le mie colleghe a convincermi che questa serie mi sarebbe piaciuta e mi hanno convinto con la storia della tecnopatia. Allo stesso tempo, mi hanno incuriosito riguardo ai personaggi, nello specifico Dara e Leher. Quando ho iniziato la serie eravamo ancora in pieno lockdown, quindi volevo testare se per me era un peso leggere di una pandemia o se questa cosa rendeva il libro più interessante. Fortunatamente l’ipotesi giusta è stata la seconda delle due.


2) Valeva la pena leggerla? 

Sì, è una serie molto interessante e che in qualche modo porta a ragionare sulla nostra società. Avendo letto il primo libro proprio in piena pandemia in Italia, ci sono stati molti elementi che mi hanno colpito e che probabilmente non l’avrebbero fatto in un altro momento, come, ad esempio, tutto il racconto del trattamento riservato ai malati con gli infermieri con le tute anti contagio.

Il secondo libro, invece, è più incentrato sul rapporto tra Noam e Leher (che riconduce a quello tra Dara e Leher) e sul concetto di relazione abusiva. Per quanto sia molto interessante come l’autrice abbia rappresentato questo tipo di rapporto, in The Electric Heir ho sentito la mancanza del contesto sociale.


3) Qual è il punto di forza di questa serie? 

Mi hanno colpito molto i personaggi presenti in questi libri per la loro complessità, soprattutto per quanto riguarda i personaggi secondari. Molto interessante è stata anche tutta l’ambientazione: di certo l’autrice ha una fervida immaginazione.


4) E invece, il punto debole di questa serie?

Il punto debole è che, andando avanti, la serie si concentra troppo sui personaggi e mette in secondo piano l’ambientazione e lo svolgersi degli eventi. Questo avviene soprattutto nel secondo libro, dove quasi non si parla dell’epidemia e, ad un certo punto, si parla della guerra con il Texas… e poi più niente. L’autrice ha creato un’ambientazione molto interessante e con possibilità infinite, ma non le sfrutta a pieno come mi sarebbe piaciuto.


5) Qual è il tuo personaggio preferito? 

Questa è una domanda molto difficile, perché tutti i personaggi sono molto belli, compresi i secondari. Forse tra tutti quello che ho apprezzato di più è Noam. Quello che mi ha colpito di questo personaggio è come tenti sempre di fare la cosa giusta per la sua società, al punto di lasciar andare il proprio amato per combattere per la libertà del suo popolo. Molto interessante è stato anche non sapere mai quanto le sue azioni siano state influenzate da Leher e quanto ci sia stato del suo.

Invece mi ha un po’ deluso Leher, perché me l'avevano presentato come uno di quei cattivi affascinanti che, per quanto sia sbagliato ciò che fanno, ti piacciono comunque. Invece mi è sembrato solo una persona disturbata e troppo sicura di sé.


6) Leggeresti ancora un libro dello stesso autore?

Assolutamente sì: vale la pena di leggere altro di un’autrice che crea dei personaggi e un'ambientazione del genere; spero solo che la prossima volta ci sia spazio per il gli avvenimenti attorno ai protagonisti. Essendo questi i suoi primi libro, sono sicurissima che con il tempo troverà un equilibrio tra personaggi e trama.


7) A chi consigli la serie?

La consiglio in particolare a chi pensa che i personaggi siano l’unica parte importante della storia. Anche le altre persone dovrebbero leggerla, perché è una serie davvero bella.


8) Per quale casa di Hogwarts è adatta?

I libri, presi singolarmente, la serie e molti dei personaggi sono Serpeverde; ma Noam, che è il protagonista, è un Grifondoro. Il romanzo parla quindi di come può arrivare a diventare un Grifondoro se viene “accerchiato/influenzato” da personaggi Serpeverde. Alla fine le due case non sono veramente opposte, come pensano i più, ma hanno molto in comune.


9) Che fine ha fatto il Texas?


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