5 gennaio 2020

Wrap Up: Dicembre 2019

Wrap Up: Dicembre 2019


Nonostante le feste, dicembre non è stato un mese scarso quanto a letture. Se ci aspettavamo di essere troppo prese da amici, famiglia e buon cibo per pensare ai libri, siamo rimaste sorprese di quanto la nostra anima librovora sia emersa anche in questo periodo. Ma… saranno state anche buone letture, le nostre? Scopriamolo.
Wrap up della librovora miki_tr


Book Count: 16
Libri letti:


Under My Skin, di James Dawson.
Questo è un libro molto carino, con una virata improvvisa verso l’horror nel finale che mi ha lasciata un pochino spiazzata. La lettura mi è piaciuta, soprattutto perché ho trovato simpatici i personaggi e tutta la parte più “contemporary” della storia. Ho qualche perplessità sul cambio di passo nella parte finale, perché ad un certo punto sembrava quasi di leggere un altro libro, quanto ad atmosfera… E ho anche qualche perplessità in generale su tutto l’aspetto soprannaturale della questione, che già a partire dalla sinossi ricorda molto uno specifico episodio di X Files… che è esattamente quello in cui compare l’immagine che è sulla copertina del libro. Francamente ho cominciato a leggere pensando più ad una citazione involontaria dell’autore e magari più consapevole di chi ha scelto la copertina, ma nel libro il tatuaggio che è sulla cover è descritto ed è esattamente quello presente nell’episodio di X Files. Mi aspettavo, quindi, una nota che dichiarasse l’ispirazione, ma non ho neanche trovato quella. Sono perplessa. Comunque il libro mi ha divertito e mi è piaciuto.


Volevo leggere da un pezzo questo seguito de La Città dei Libri Sognanti e, ispirata dalla Librovora Marty che ha letto il primo libro di recente, ho deciso che era arrivato il momento. E’ strano: il libro mi è piaciuto molto, nel modo in cui mi piacciono i libri di Moers anche nelle più semplici descrizioni, ma vorrei non averlo letto. Questo libro, infatti, fa praticamente da introduzione ad un ulteriore volume della serie, la cui pubblicazione è però stata sospesa a tempo indefinito. In pratica, proprio dove dovrebbe iniziare l’avventura vera e propria, il libro si interrompe e non so se avremo mai un seguito. Scoprire tutto ciò è stata un’esperienza dolorosa. Molto più piacevole è sicuramente stata la lettura del libro che, pur essendo di fatto un’introduzione alla storia vera e propria, è comunque qualche ora passata tra le meraviglie di Librandia e nella prosa splendida di Walter Moers.


L’angolo dei lettori ribelli, di Rebecca Makkai.
Questo libro mi è piaciuto abbastanza mentre lo leggevo, un po’ a sorpresa, perché la protagonista mi è stata antipatica quasi da subito, ancora prima che le sue scelte discutibili la mettessero ulteriormente in cattiva luce ai miei occhi. Però, non so perché, ho passato tutta la lettura in tensione, partecipando alla storia come mi succede di solito con i libri che mi piacciono. Sono rimasta invece un po’ delusa dal finale, che è troppo anticlimatico per la storia in sé, e lascia aperte molte domande, tra le quali quella sulla sorte dell’altro personaggio principale, Ian, che era forse la cosa che mi interessava di più sapere.


The Kingdom, di Jess Rothemberg.
Questo libro si legge bene, bisogna ammetterlo, ma non mi ha lasciato molto. Principalmente quello che mi ha attirato e che me l’ha fatto prendere in mano è stato il fatto che la struttura è tra le mie preferite: qualcuno ha fatto una brutta fine e fin dall’inizio è chiaro cosa è successo… quello che bisogna capire è perché. Questa premessa è tipica di molti dei miei libri preferiti. E nel caso di questo libro, è probabilmente la cosa che mi è piaciuta di più e che mi ha spinto ad andare avanti con la lettura, sebbene la storia in sé non mi abbia entusiasmato per diversi motivi: i personaggi mi hanno lasciata molto indifferente, così come l’ambientazione; le rivelazioni e i colpi di scena mi sono sembrati un po’ troppo semplici, e soprattutto, intuibili fin quasi dall’inizio del libro. Ci sono parti che a livello di intrattenimento mi hanno divertito, ma in altri momenti vedevo chiaramente che il libro cercava di sconvolgermi impilando orrori, che però rimanevano sempre un po’ troppo in secondo piano per colpirmi davvero. Insomma, non posso dire che mi sia dispiaciuto il libro, ma non c’è nulla che mi abbia davvero esaltato.


Stardust, di Neil Gaiman.
Ho trovato questo libro veramente molto carino. Sembrava di leggere una favola a tutti gli effetti, non solo per l’ambientazione e la magia di ogni parte della storia, ma per lo schema ripetuto di un gesto apparentemente casuale che si rivela fondamentale andando avanti nella storia. Pur essendo così simile ad una semplice favola, però, questo libro ha molti elementi e tiene alta l’attenzione, nella migliore tradizione delle più classiche avventure. Bella lettura!


Il Re dei Ladri, di Cornelia Funke.
Ho trovato questo libro assolutamente adorabile, tanto che l’ho divorato in più o meno tre ore. Mi piace scoprire dei Middlegrade di cui mi sarei innamorata quando avevo l’età target, e su questo non ho alcun dubbio: sarebbe stato uno dei miei preferiti. Me lo fanno pensare i personaggi, che sono una banda di ragazzini di strada, ciascuno con la propria storia, ai quali non si può proprio non affezionarsi. Mi sono piaciuti perché sono ben caratterizzati e assolutamente non banali, e perché i legami tra di loro sono raccontati molto bene. L’altra cosa che mi ha colpito molto è la leggerezza dell’elemento magico, che mi ha colpito sia nella sua natura, sia nel modo in cui si inserisce nella storia. Avrei voluto un po’ più di sostanza nel finale, soprattutto per sapere meglio come se la caveranno i personaggi dopo la fine della storia.


Avevano Spento anche la Luna, di Ruta Sepetys.
E’ sempre nelle mie corde leggere un libro che parli di un evento storico poco conosciuto o poco studiato nelle scuole, o comunque al di fuori di quelli più classici. Proprio questo mi ha attirato in questo libro, che parla dell’invasione sovietica della Lituania e della deportazione in Siberia di migliaia dei suoi abitanti. Questo libro è scritto molto bene, con una prosa lineare e misurata, il che è un gran pregio. L’ho trovato interessante più di quanto mi sia piaciuto, però. Ovvero, la lettura mi è piaciuta molto, ma il libro secondo me è troppo corto e le tragedie che accadono, che sono tante e orrende, man mano che lo si legge colpiscono sempre meno, perché manca il tempo di prendere fiato tra una e l’altra. Una storia più lunga e articolata avrebbe senza dubbio aumentato la mia partecipazione emotiva, che è invece rimasta più sullo sfondo della curiosità un po’ morbosa di sapere cosa sarebbe successo. 


Questo era il libro del club di lettura del mese, ed era un libro che non avevo davvero voglia di leggere. Ammetto che di solito le cose scritte e pensate per fare ridere non mi divertono. Ma questo libro alla fine mi è piaciuto, e mi ha anche fatto sorridere in più di un punto. E’ un libro abbastanza divertente da farmi dimenticare tutti i modi in cui è eccessivo e strampalato. Forse è un libro che poteva essere più corto e più incisivo, ma è stata una lettura rilassante, e in definitiva l’ho trovato davvero carino!


1791. Mozart e il violino di Lucifero, di Davide Livermore e Rosa Mogliasso.
Se questo libro avesse avuto l’intento di raccontare una storia, invece che quello di collezionare virtuosismi, sarebbe stato una bella lettura. Purtroppo la storia passa in secondo piano rispetto alla narrazione singhiozzante, ai riferimenti pretenziosi e allo stile, forse volutamente, stentato e scorretto in più parti. E’ un libro che non sa bene cosa vuole essere, se thriller, storico o addirittura realismo magico, che chiama in gioco troppi elementi e non li sa gestire, come un tema in cui un ragazzino finisce per fare un pasticcio per infilare a tutti i costi nel testo tutto quello che ha studiato. E’ un po’ l’impressione che mi dà questo libro. Anche il titolo è fuorviante: Mozart appare praticamente in una sola scena verso la fine, Lucifero non c’entra niente, se non in qualche considerazione filosofica traballante, e il 1791 viene citato solo di striscio nell’epilogo. Alla fine la trama vera e propria è l’unica cosa che poteva essere apprezzabile nella sua ossatura, ma è troppo soffocata da altro per essere visibile.


The Lie Tree, di Frances Hardinge.
Era da tanto che volevo leggere un libro di questa autrice, perché letteralmente tutte le sue trame mi ispirano un sacco. Alla fine mi sono decisa, e ho fatto più che bene: questo libro mi è piaciuto davvero molto. E’ iniziato un po’ in sordina, perché né la trama, né l’ambientazione, né la protagonista e gli altri personaggi, all’inizio mi sembravano particolarmente originali e, anche se il libro non mi stava dispiacendo affatto, non credevo mi avrebbe colpito particolarmente. E invece, andando avanti… prima l’ambientazione vittoriana ha mostrato il suo lato più macabro, che di solito viene bellamente ignorato; poi la trama si è infittita e complicata, con un’investigazione dettagliata e dai risvolti sovrannaturali; infine i personaggi sono sbocciati, in particolare Faith, la protagonista, che ha cominciato a darmi l’impressione di essere una sorta di Audrey Rose più giovane… In effetti, finito il libro, posso sentirmi di consigliarlo caldamente ai fan di Stalking Jack the Ripper perché, tarata la più giovane età dei protagonisti, ho trovato molte somiglianze tra i due libri, e tutte molto positive. E adesso non vedo l’ora di leggere altro di questa autrice!
 


Caleb’s Crossing, di Geraldine Brooks.
Avevo questo libro nella mia TBR da un secolo, e non mi ero mai decisa a leggerlo. L’autrice è una delle mie preferite, che ogni tanto ritiro fuori. I suoi libri sono sempre impegnativi da leggere, densi di storia e complessi, e forse questo lo è un po’ troppo. Nonostante l’ambientazione, la vicenda e soprattutto i personaggi mi abbiano affascinato, dal punto di vista emotivo il mio coinvolgimento non è stato totale. L’ambientazione storica, soprattutto, che è preponderante a partire dal linguaggio (molto difficile, più di quanto mi aspettavo), soffoca la vicenda umana, e in un certo senso proprio quello che rende bello questo libro, la ricerca che c’è dietro e la cura dei dettagli, ha fatto sì che le piccole cose che accadono quotidianamente ai personaggi catturassero meno la mia attenzione. Al di là di questo, il libro mi è comunque piaciuto molto, inizialmente per l’ambientazione sia storica che geografica, ma anche per la complessità dei personaggi, che questa autrice dipinge sempre in modo molto sfaccettato, allontanandosi dalla tentazione di usare stereotipi o di classificarli come positivi o negativi.


Son of a Trickster, di Eden Robinson.
Questo libro aveva le carte in regola per piacermi, ma purtroppo è stato una delusione. Ho fatto fatica a leggerlo fin dall’inizio, per via dell’eccessivo uso di slang che spesso e volentieri rendeva incomprensibile parte del testo. Speravo che la trama fosse abbastanza interessante, soprattutto riguardo agli elementi soprannaturali, per rendere comunque piacevole la lettura, ma la storia vera e propria inizia troppo tardi, a tre quarti del libro, e tutta la prima parte è incentrata sulle difficoltà del protagonista, con grande insistenza sull’uso di droghe e alcol, il che non è molto il mio genere di trama. Ho tenuto duro perché la sinossi parlava di lontre cannibali ed io ero molto curiosa di incontrarle, ma quando sono arrivate la loro parte è stata deludentemente breve. La trama, anche nella parte magica, è troppo lineare e inconcludente. Non una delle mie letture preferite, insomma, il che mi fa dire che non mi interessa continuare questa serie.


Un libro che mi è piaciuto molto nel concetto e nella trama, cossa che ha stupito me per prima, visto che quello che mi aveva attirato e spinto a leggerlo era invece l’ambientazione. Ma Marte, il pianeta su cui è ambientato il libro, è decisamente più il cattivo della storia, che un vero e proprio luogo. La trama invece è riuscita a tenermi incollata, nonostante abbia provato in continuazione a lasciarmi indietro con considerazioni di fisica e ingegneria decisamente troppo tecniche per me. La suspance però mi ha tenuta a galla anche nel mezzo dei ragionamenti su come ottimizzare l’eliminazione della CO2 o sulla capacità di ricaricarsi dei pannelli solari nell’atmosfera marziana. 


Lo Spacciatore di Fumetti, di Pierdomenico Baccalario.
Un libro adorabile e toccante in molti modi, con un’ambientazione storica e geografica affascinante e sconosciuta. La storia in alcuni passaggi è un po’ abbozzata, più che raccontata, ma si perdona volentieri la semplicità, perché l’ambientazione e l’atmosfera sono raccontate molto bene. Come piace a me con i middle grade, questo libro mi ha dato l’impressione di essere una lettura che avrei adorato intorno all’età target di questa storia, il che mi fa sempre molto felice.


La notte dei ragazzi re, di Bernard Lenteric.
Sono rimasta delusa da questo libro. Non ha niente che non vada, ma mi ha lasciato indifferente dalla prima parola all’ultima, senza coinvolgermi né nella vicenda raccontata (che non è poi così interessante come sembrava dalla premessa), né nelle sorti dei personaggi, dei quali onestamente non importava nulla a me, e dei quali sembrava non importare nulla neanche all’autore. In qualche passaggio mi ha dato un leggero sentore di speranza lo stile della narrazione, ma sono stati momenti lontani tra loro, e non sono bastati a farmi appassionare a questo libro.


Almost Midnight, di Rainbow Rowell.
Devo onestamente dire che ho letto questo libro per la seconda volta solo perché mi dispiaceva molto chiudere l’anno con una lettura per nulla entusiasmante. Quindi sono andata sul sicuro: ho già letto questo libro, e so che è adorabile. Inoltre era perfetto come lettura per l’ultimo giorno dell’anno, perché avevo una giornata impegnativa e poco tempo (l’ho letto in meno di un’ora, che era il tempo che avevo), e soprattutto perché la prima delle due storie è ambientata a capodanno. Rainbow Rowell è un’autrice che ho spesso paragonato al “comfort food”, perché mi rilassa, soprattutto in queste piacevoli storie, tra le mie preferite. E così ho chiuso l’anno in bellezza.


Wrap up della librovora Marty


Book Count: 4
Libri letti:


Mooncakes, di Suzanne Walker e Wendy Xu (Illustratrice).
Storia molto dolce e carina, anche se non ho capito cosa c’entri il titolo con la trama, se non per il fatto che le due protagoniste sono di origine Cinese e che la Mooncake è un dolce tipico per la tradizionale festa di metà autunno.
A parte questo, avrei preferito anche un solo capitolo che funzionasse come prologo, perché tutta la parte che precede la storia è solo raccontata dai personaggi, e si sente che mancano alcuni elementi. Inoltre i capitoli all’inizio sembrano sconnessi l’uno con l’altro e, solo nella parte finale tutto sembra avere un bel quadro d’insieme. Nonostante tutto è divertente e i disegni sono molto belli, quindi non mi è dispiaciuto leggerla.
Reading Challenge: Un libro con qualcosa di dolce in copertina.


La tomba del tiranno, di Rick Riordan.
Ora che ci avviamo verso la fine della saga (sì, tutta la saga), sta cominciando a venirmi nostalgia di questi personaggi.
In questo libro rivediamo moltissimi personaggi che erano già stati protagonisti della serie precedente, e quindi il senso di nostalgia si è accentuato parecchio. Nel complesso questo è il libro della serie che per il momento mi è piaciuto di più, nonostante i morti e alcune scene particolarmente tristi all’inizio, che comunque erano da attendere, visto gli eventi del libro precedente. Ancora la storia non è finita, ma qualche personaggio ha già trovato il proprio finale personale, felice o meno, ma che mi ha fatto sorgere qualche domanda del tipo: “Riuscirà Apollo a riacquistare la sua forma divina, o rimarrà per sempre un comune mortale?” Non sarebbe male la seconda opzione, sinceramente, ma staremo a vedere.


Blood for Blood, di Ryan Graudin.
Il romanzo parte benissimo, visto che l’autrice cerca di ricapitolare cosa è successo nel libro precedente, per chi come me aveva perso qualche dettaglio. 
Come il precedente, anche questo libro è altamente adrenalinico, e pieno di colpi di scena che si dividono in: “Ok, ci ero arrivata” e “Questo proprio non me lo aspettavo”. Ho apprezzato molto il cambio di prospettiva che ci offre questo libro, con parti dedicate a Luka e Felix, in cui li conosciamo un po’ meglio e capiamo il loro passato, ma anche la crescita che fanno nel corso della storia. Yael rimane comunque la protagonista indiscussa e con lei proviamo un insieme di emozioni che passano dall’odio alla speranza. Quindi, perché gli ho dato un voto relativamente medio? Semplicemente perché, a parte un colpo di scena che mi ha impressionato parecchio, gli altri li avevo già visti arrivare con quello che avevamo scoperto nella prima parte della duologia; per il resto la storia è bella, ma non ho trovato molto altro che non avessi già visto in altri libri dello stesso genere.


These Divided Shores, di Sara Raasch.
Decisamente intenso, questo finale di serie. Dopo il cliffhanger frenetico con cui era terminato il primo libro, gli eventi sono molto più calmi, ma anche tragici, nella prima parte di questo libro. Non posso dire molto, perché qualsiasi cosa potrebbe essere spoiler, ma comunque dopo alcune rivelazioni, si va a fatica (per i personaggi, non per il lettore) verso una conclusione che dà un po’ di speranza a tutti e che chiude quello che è stato lasciato in sospeso.

Wrap up della librovora Gioneb


Book Count: 9
Libri letti:


The Help, di Kathryn Stockett.
Questa lettura mi ha confermato che ogni libro deve essere letto nel momento giusto. Dico questo perché ho iniziato The Help più volte quest’anno, ma non sono mai arrivata più avanti di qualche pagina. Una mia passata top ten sui libri a cui dare una seconda occasione mi ha convinto che era arrivato il momento giusto per questo. Da questa introduzione potreste aver capito che l’inizio è un po’ lento: ci ha messo un po’ a ingranare, sarà per lo stile dell'autrice o per l’ambientazione molto lontana dalle mie corde. In certi tratti sembra un po’ stereotipato e avrei preferito che l’autrice avesse dato un po’ meno spazio alla vita sentimentale di Skeeter e che si fosse concentrata di più sulle vicende di Aibileen e Minny; ho letto questo libro per conoscere il mondo delle donne di servizio e mi è sembrato che con l’andare della lettura questo mondo si sia un po’ perso.
Nonostante tutto, vale la pena di leggerlo anche solo perché gli argomenti trattati, ad esempio il razzismo e le differenze socio economiche: sono sempre attuali ed è sempre un buona cosa fermarsi a rifletterci sopra. 
È passato troppo tempo da quanto ho visto il film per trovare le differenze con il libro, ma La Torta c’è.


Orgoglio e Pregiudizio, di Jane Austen.
È da un po’ che ci pensavo e alla fine l’ho fatto: ho riletto Orgoglio e Pregiudizio per la 12468609375 volta. In realtà non sono così tante, sarà la quinta.
Anche questa volta l’ho adorato, e in questa rilettura mi sono accorta di interessarmi molto di più al personaggio di Darcy.
Ogni volta che lo rileggo, Mr Collins è sempre più antipatico, al punto che ho saltato le sue parti.


After Hours, di Robin Hoelzemann.
Ho finanziato questa Graphic Novel su Kickstarter, attirata dai disegni. La storia mi è sembrata un po’ troppo corta, tanto che ho avuto il dubbio che fosse collegata ad un’altra storia che non conosco. Alla fine probabilmente non è così, ma mi è rimasta la sensazione che ci fosse altro. Però i disegni sono veramente belli.




Le signore in nero, di Madeleine St. John.
Non c’è un motivo per cui ho iniziato questo libro: l’ho preso tra quelli da leggere seguendo l’istinto. È stata una lettura carina, ma niente di più; però ne ho tirato fuori anche una recensione. Un elemento molto interessante è stato il Natale australiano che, quando ho iniziato il libro, non avevo pensato essere in estate. I personaggi sono belli, ma le quasi 200 pagine del libro hanno portato l’autrice a tralasciare molti personaggi che sono rimasti solo abbozzati, ma che avevano potenzialità.


Honor Bound, di Rachel Caine e Ann Aguirre.
Ho fatto molta fatica a leggere questo libro, ma volevo farlo a tutti i costi per non avere serie in corso all’inizio del 2020. All’inizio del libro mi ricordavo pochissimi dettagli del finale di quello precedente e alcuni personaggi non me li ricordavo proprio. Ad un certo punto della lettura, un po’ dopo la metà, circa, mi sono resa conto che stavano succedendo troppe cose e troppo velocemente; avrei voluto qualche momento che spezzasse un po’ il ritmo in modo da tirare un attimo il fiato.
L’elemento che mi ha colpito di più di questo libro è l’originalità di tutto quello che accade: leggendo romanzi di fantascienza ho spesso la sensazione di trovare sempre i soliti topos; qui invece trovavo sempre qualcosa di sorprendente e nuovo. Oltre a queste novità c’è anche da dire che ogni dettaglio è ragionato: spostandosi da un pianeta all’altro ci sono considerazioni sulle differenze tra i mondi e le creature che li abitano, invece di trovarsi sempre e comunque in luoghi che replicano la Terra. 


I sogni nella casa della strega, di Edward T. Riker.
Un altro libro game, sempre ispirato ai racconti di Lovecraft, come quello che ho letto il mese scorso. Al contrario del libro precedente, questo non mi è piaciuto molto: mi sembrava solo di correre da una parte all’altra senza un vero senso logico. Non mi aspettavo niente di sensato, visto che è ambientato nell’omonimo racconto di Lovecraft; la mia perplessità è stata riguardo alle scelte che mi venivano date.


Ho fatto molta fatica a leggere questo libro, perché lo trovavo noioso. Le parti ambientate nel passato sono quelle che ho trovato più interessanti, forse perché erano talmente surreali che poteva accadere di tutto e avrebbe avuto senso comunque; mentre le parti ambientate nel presente erano meno credibili. Tutto il libro è surreale, è il suo scopo ed è quello che mi aspettavo: basta solo il titolo per capirlo. Nei vari libri dello stesso tipo che ho letto in passato, ad esempio Guida galattica per autostoppisti, di Douglas Adams, dietro all’esagerazione c’è della critica alla società, qualcosa che ti fa riflettere anche se non te ne rendi conto, perchè sei occupato a ridere. In questo non ho trovato niente di simile.


L’amica geniale, di Elena Ferrante.
Se non fosse stato per il Librovoro Filo, non lo avrei mai letto e mi sarei persa un bellissimo libro.
L’elemento che non mi ispirava di questo libro è l’ambientazione: non mi interessava leggere delle vite di due bambine in un quartiere povero di Napoli; ma mi sbagliavo, perché i personaggi sono talmente belli che mi sono innamorata di loro,  e non mi importava più l’ambientazione.
L’unico motivo per cui non ho letto il suo seguito è che sto aspettando che anche il Librovoro Filo finisca L’amica geniale. 



Mr. Dickens and His Carol, di Samantha Silva.
Questo romanzo ha tutte le carte in regola per essere una vera storia di Natale come quelle di Dickens! Tutto il romanzo gira attorno alla creazione della più famosa storia di Natale di Charles Dickens e vediamo anche il protagonista, l’autore, diventare egli stesso Scrooge.
Probabilmente chi ama il Natale più di me adorerebbe questo libro.

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