14 febbraio 2022

Recensioni a tema, Febbraio 2022: Luoghi isolati

 

Recensioni a tema, Febbraio 2022: Luoghi isolati


L’argomento che abbiamo sorteggiato questo mese è molto interessante, anche perché si presta a parecchie sfumature: parleremo di luoghi isolati, un elemento che di solito influenza molto l’atmosfera di un racconto. Ci sono tante cose di cui parlare su questo argomento… cominciamo?


Librovora Gioneb: Pensando a luoghi isolati in letteratura mi viene subito in mente il genere horror e la novella The Monster of Elendhaven, di Jennifer Giesbrecht, ambientata proprio in una città, Elendhaven, isolata dal resto del mondo. Se l’isolamento è una delle caratteristiche principali dell’horror, è anche vero che ho letto tantissimi libri di altri generi dove il protagonista, o un personaggio, si isolano. L’isolamento è spesso una forma di protezione dal resto del mondo, ma a volte è anche un modo per proteggere le persone da se stesse: in Il gigante sepolto, di Kazuo Ishiguro, è presente una fitta coltre di nebbia che isola tra loro i villaggi di sassoni e britanni dell’Inghilterra, a qualche anno dalla morte di re Artù. Oltre che isolare le popolazioni, questa nebbia fa sbiadire lentamente i ricordi delle persone, creando la pace tra i vari villaggi: la guerra, i torti e i litigi sono presto dimenticati, come dimenticate sono le persone che commettono dei torti. Andando avanti con la storia i due protagonisti del romanzo scoprono chi provoca questa nebbia magica; e viene posta la domanda, più al lettore che ai personaggi, se sia più giusto farla sparire e riportare a galla tutta la violenza dimenticata o lasciare le cose come stanno. 


Librovora Marty: Per questo mese ho pensato di interpretare questo tema in maniera un po’ estrema, perché mi è venuto subito in mente The Loneliest Girl in the Universe, di Lauren James. In questo libro seguiamo la protagonista, Romy, rimasta in una nave spaziale alla ricerca di un pianeta su cui vivere, completamente sola, perché tutti gli altri partecipanti alla missione sono morti. La ragazza è nata sull’astronave, quindi non ha mai avuto modo di conoscere il pianeta Terra, ma ne sente parlare solo attraverso il suo contatto via e-mail, che la guida e l’aiuta in questa missione. Visto l’isolamento totale di questa ragazza, vengono alla luce diverse tematiche come solitudine, ansia, attacchi di panico; in particolare quando le sue e-mail dalla Terra cambiano mittente e tono.

Il libro rappresenta bene il sentimento di solitudine che prova questo personaggio; sentimento che si fa sentire anche nel lettore mano a mano che va avanti la storia. La nave completamente deserta sembra quasi che parli con Romy e questo fa apparire nella trama quell’aspetto dell’horror e del thriller psicologico che, in ambienti isolati, non è mai da sottovalutare. 


Librovora miki_tr: Ci sono moltissimi modi di interpretare un tema come quello di un luogo isolato in un libro, e per scopi molto diversi. Di solito mi interessa questo tema in quello che leggo sia in chiave horror, che come sfondo per un bel giallo (o, ancor meglio, una combinazione di questi due elementi), ma anche nel quadro di un’analisi sociale e psicologica della vita in un contesto isolato e limitato. Proprio perché questi tre argomenti mi attirano sempre e, spesso, mi forniscono letture che apprezzo anche molto, non posso fare a meno di citare per questa risposta un libro che racchiude tutti questi temi. Si tratta di Catherine House, di Elisabeth Thomas, un libro con trama, ambientazione e atmosfera molto particolari. L’isolamento, inteso come voluta reclusione dal mondo esterno, è il tema di fondo del libro. Il College che è, in un certo senso, il protagonista di questa storia, si distacca volutamente da qualsiasi influenza che venga dall’esterno delle sue mura, e rinchiude i suoi studenti in una sorta di volontaria prigionia accademica. I motivi, come penso si possa intuire, sono sinistri. L’isolamento e l’alienazione totale che la scuola impone ai suoi membri è uno strumento di manipolazione, e l’ambiente si trasforma da un contesto scolastico a quello di una vera e propria setta. E’ interessante come nella maggior parte dei libri di genere Dark Accademia si trovino per lo meno abbozzi di questo stesso processo (penso a If We Were Villains, di M.L. Rio, ma ancora di più a The Secret History, di Donna Tartt), con un gruppo di studenti che forma una comunità a sé e indulge in proprie regole, generalmente non socialmente accettabili, ma giustificate in quanto gli unici osservatori, nella solitudine in cui si trovano, sono membri di questo gruppo isolato dalla realtà esteriore. In Catherine House questo processo è portato all’estremo, deliberato e istituzionalizzato. La protagonista, con il suo scetticismo e i suoi secondi fini rispetto alla scelta accademica della scuola, si pone inizialmente come un’osservatrice molto critica sui metodi e sugli aspetti più disturbanti della vita di questa comunità isolata. Tuttavia, man mano che la storia prosegue tra le mura soffocanti dell’accademia, è proprio l’isolamento a distorcere la sua percezione della realtà, fino a mettere in dubbio le certezze di una vita e cadere preda della mentalità della setta. Il lettore di questo libro è portato a seguire lo stesso processo mentale, cosa che l’autrice porta a fare con una costruzione narrativa molto precisa. Il senso di claustrofobia, isolamento, realtà parallela e solitudine collettiva è reso molto bene e valorizzato sia dal modo in cui la trama è costruita e dosata, sia nel modo in cui lo stile esalta l’intento della storia. Per questo consiglio questo libro, e per questo, da quanto ho visto, questo è un libro che ha valutazioni molto estreme, in positivo o in negativo: di fatto isola il lettore come i personaggi e riscrive le regole della realtà comune, per l’uno e per gli altri.


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