23 settembre 2021

Top five dei libri di cui non parliamo quasi mai, ma che meriterebbero di essere nominati più spesso

 

Top five dei libri di cui non parliamo quasi mai, ma che meriterebbero di essere nominati più spesso,

a cura della librovora Marty.


Visto che non ho molte idee per la top ten, né molto tempo per pensarci, mi sono ritrovata riflettere su un argomento di cui non parlo spesso, ma che mi appassiona. Di conseguenza ho detto: “Perché non rispolverare qualche libro di cui non parliamo da un po’?” Così è nata questa top five, in cui spero di riscoprire alcune letture di cui non parliamo abbastanza.


Deposing Nathan, di  Zack Smedley.

Questo libro è piaciuto a tutte e tre noi librovore, quindi è molto strano, ma non ne parliamo quanto di altri libri. Penso che tutte noi abbiamo pensato che questo fosse un libro scritto molto bene, che raccontasse con grande delicatezza temi difficili, anche con personaggi che fanno tutte le scelte sbagliate e si comportano essenzialmente da adolescenti. Quello che fa rimanere il lettore attaccato alle pagine è il fatto che il narratore non si accorge che c’è qualcosa che non sta vedendo, mentre il lettore lo vede e ne rimane intrigato. Per tutti questi motivi penso e pensiamo valga la pena leggerlo, e forse dovremmo ricordarlo più spesso.


Coffee Boy, di Austin Chant.

Recentemente la librovora Gioneb ha letto Caroline’s Heart, sempre di Austin Chant, e io mi sono ricordata dell’esistenza di questa altra storia, che è stata il primo libro che ho letto dell’autore. Un altro primato di questo libro, che ho controllato perché non ero sicura, è il fatto che sia stato il primo libro con un personaggio Transgender che io abbia letto. 

Il che è stato un bene, perché il personaggio di Kieran, protagonista e ragazzo altamente sarcastico, è stato rappresentato benissimo e ha reso questo racconto di una storia d’amore tollerabile anche per chi non ama leggerne. 

Da questo libro ho anche imparato tante cose che non conoscevo prima, come il significato del termine “queer”, e che bisogna usare i pronomi nel modo corretto. Ma soprattutto, ho imparato che non mi piace leggere scene di sesso troppo esplicite.


The Paper Magician, di Charlie N. Holmberg.

Giusto qualche sera fa abbiamo pensato di nuovo a questa serie e che sarebbe ora di fare una rilettura. Nonostante questa sia una trilogia, ho sempre pensato che il primo libro sia il migliore della serie, perché mi piace il percorso che il personaggio di Ceony intraprende, a livello emotivo, accettando il fatto che diventerà un Paper Magician; e anche quello vero e proprio che la porterà a salvare il suo Maestro. 

Nel resto della serie poi vengono introdotti personaggi (e cattivi) favolosi, che aggiungono solo splendore alla storia.

La ciliegina sulla torta rimane ovviamente il sistema magico, che ci permette di visualizzare origami che prendono vita.


A Darker Shades of Magic, di Victoria Lee.

Questo è il libro che, quando l’ho visto nella mia lista di libri letti, mi ha fatto pensare a questa top five. Mettiamo un attimo da parte i personaggi, che sono un altro discorso; il mondo creato dall’autrice è spettacolare solo per il fatto che esistono quattro Londre, di cui una è la nostra e le altre tre sono più o meno gravemente infestate dalla magia. Ho sempre trovato originale il fatto che proprio questa, la Magia, sia quasi considerata un personaggio in questa storia. Un fatto molto evidente nel terzo libro, quando abbiamo quasi un punto di vista narrativo da essa. Ma, tornando ai personaggi, non si può non apprezzarli, perché ognuno di loro è stato messo lì per essere amato e coccolato, visto tutto quello che capita loro.


Gli Umani, di Matt Haig.


Le colleghe librovore mi hanno fatto notare che, visto quanto ci piacciano l’autore e i suoi libri, ne parliamo davvero poco. In particolare, nel caso di questo libro, che abbiamo letto per il club di lettura, abbiamo parlato molto di quello che pensavamo al Club, e poco su questo blog. Quello che ci ricordiamo meglio di questa lettura è sicuramente la scrittura ironica, che tende a mettere in risalto alcuni problemi della nostra società, vedendoli dal punto di vista di un alieno; e il fatto che l’alieno stesso, dopo aver vissuto con gli umani, capisce meglio il cane di noi.



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