27 settembre 2021

Recensioni a tema, Settembre 2021: Morally Grey Characters

Recensioni a tema, Settembre 2021: Morally Grey Characters


Oh, che bello questo tema! Questa frase è stata la reazione istintiva di tutte e tre quando abbiamo sorteggiato questo argomento per questo mese. Di solito, quando partiamo così, abbiamo difficoltà a decidere di cosa parlare effettivamente, forse per troppa scelta. Chissà se è stato così anche questa volta… 


Librovora Gioneb: Cercando esempi di personaggi Morally Grey mi sono resa conto che la maggior parte di essi rientra nella descrizione dei Serpeverde, perché la loro caratteristica principale consiste nel fare tutto il necessario per raggiungere il loro scopo. Per questo tipo di personaggi non è importante se le azioni che compiono sono buone e cattive, importa solo il risultato. Ho notato che negli ultimi anni sono stati pubblicati molti libri con personaggi Morally Grey, soprattutto tra i fantasy young adult: un'ambientazione fantasy, effettivamente, ha pochissimi punti fermi (forse solo la magia), quindi gli autori hanno tutto lo spazio che voglio per caratterizzare i personaggi come più desiderano; allo stesso modo gli adolescenti (soprattutto se sono quasi adulti) sono emotivamente in una fase transitoria perché non vedono più il mondo in bianco e nero come i bambini, ma ancora stanno cercando di capire se stessi e il mondo attorno.

Una serie piena di personaggi di questo tipo è Shades of Magic, di V.E. Schwab, dove l’ambientazione aiuta tanto. La Schwab scrive spesso personaggi a tutto tondo che finisco sempre per non essere mai totalmente buoni né totalmente cattivi.


Librovora Marty: Per quanto ci piaccia il tema di questo mese, credo che sia più facile per gli scrittori rappresentare un personaggio buono o cattivo, invece che un personaggio morally gray, per via delle tante variabili che si possono proporre. In questo caso vorrei parlare di una serie con un cast completamente morally gray: Six of Crows, di Leigh Bardugo. I protagonisti sono sei personaggi che accettano di far evadere un altro personaggio da una prigione, per una grossa somma di denaro. Ovviamente si troveranno a dover collaborare, ma questo non vuol dire che andrà tutto liscio. Quando verranno messi con le spalle al muro, saranno pronti a tradirsi l’un l’altro pur di uscire vivi dalla situazione in cui si trovano. Tra i sei protagonisti, Kaz e Inej non hanno paura di uccidere chi gli si mette contro; Jesper è molto attaccato al denaro e tradirebbe pure gli amici più fidati per racimolare qualche spicciolo in più; Wayland è pronto ad andare contro alla sua famiglia pur di avere la sua vendetta e riavere ciò che gli spetta di diritto; anche Matthias e Nina vogliono riscattarsi e cercano vendetta.

Nel corso della serie si troveranno spesso a pugnalarsi alle spalle un minuto prima per poi essere amiconi quello dopo, sapendo che comunque il motto: "Tutti per uno e ognuno per sé" è una costante nella loro avventura.


Librovora miki_tr: Pensando a questo tema, mi sono resa conto che uno dei miei generi preferiti è una cava non indifferente di esempi di personaggi “grigi”: si tratta del Dark Accademia, che, se non codifica la necessità di avere questo tipo di personaggio nelle regole del genere, ne fa comunque un uso molto ampio. Potrei fare tanti esempi, ma ovviamente andrò dritta alla fonte del mio amore per questo genere di libri, e parlerò di Dio di Illusioni, di Donna Tartt. Il protagonista del libro è Richard; gli altri personaggi, protagonisti anche loro di diritto della vicenda, se non voci narranti, sono Henry, Bunny, i gemelli Charles e Camilla, e Francis. Ciascuno di loro rientra nella categoria, ciascuno a modo suo.

Richard: squattrinato e ambizioso, un bugiardo patologico che anela di essere accettato nel contesto in cui si trova e vi si adatta come un guanto, fino alle inevitabili conseguenze.

Francis: ipocondriaco e dipendente da qualsiasi tipo di sostanza, gregario fino alla più totale passività, leale all’inverosimile e egocentrico al massimo.

Camilla: perfetta e irraggiungibile, generosa e calcolatrice, vittima e carnefice di se stessa e di chiunque faccia l’errore di innamorarsi di lei.

Charles: l’ombra sbiadita e allo stesso tempo l’oppressore della sorella, che usa gli altri a suo piacimento e non sa controllare se stesso, che appare e scompare per tutta la storia fino a farsi dimenticare e, allo stesso tempo, muove i fili della tragedia.

Bunny: popolare e carismatico, il più amato e il più odiato, la vittima nel senso letterale del termine, ma quella per cui è impossibile, anche da lettore, provare altro che disprezzo.

Henry: genio e follia, passione e calcolo, uno dei personaggi più complessi e terrificanti che si possa mai avere il privilegio di incontrare in un libro. 

Infine, sopra tutti, Julian, il Dio di Illusioni a cui si riferisce il libro nella versione italiana, il maestro che vede tutto e capisce nulla, la guida che tutti seguono e che non si volta mai a guardare i compagni di strada, nascosti dietro le dimensioni del suo ego. L’uomo che si volta dall’altra parte.

Non so se ho reso il senso del discorso con queste brevi descrizioni dei personaggi. So che sono il motivo per cui da vent’anni leggo e rileggo questo libro: perché ogni volta me ne innamoro e li odio, li riscopro più splendidi e meschini, empatizzo con loro e li vedo precipitare nell’abisso che si sono costruiti e che continuano imperterriti a scegliere con ciascuna loro azione. Sono la forza del libro; sono la sua debolezza, perché non so più quante recensioni negative ho letto di questo capolavoro dovute al fatto che i personaggi sono odiosi. E lo sono, fidatevi: li si ama per questo. Sono il migliore esempio di morally grey characters che mi possa venire in mente di fare.

 

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