25 agosto 2022

Covers Vs Cover: Agosto 2022

 

Covers Vs Cover: Agosto 2022


Grazie al cielo l’afa di agosto sembra averci abbandonato, almeno per il momento, ma non si è portata via le nostre buone abitudini, come quella di parlare di libri in tutte le salse… anche quando parliamo solamente di come un libro si presenta. Insomma, torna anche questo mese il gioco delle copertine, e questa volta con un paio di scelte che saranno piuttosto difficili… 


The Lost Apothecary, di Sarah Penner. 

GI: Per come di solito vengono interpretati titoli e copertine dall’editoria italiana, non mi dispiace la seconda versione. L’originale è comunque migliore, ma poteva decisamente andare peggio.

MA: Mi piace quella originale. Quella italiana non mi piace, compreso il cambio di titolo.

MI: Non mi fa impazzire la seconda, ma del resto le copertine con le persone non sono mai la prima scelta.


Night of the Mannequins, di Stephen Graham Jones 

GI: A me piace più la seconda; soprattutto dopo aver letto il libro, è una copertina molto azzeccata!

MA: La prima è molto blanda. La seconda mi fa un po’ senso. Insomma, nessuna delle due!

MI: Mi piacciono molto tutte e due. Il modo in cui è scritto il titolo nella prima è una delle cose che mi ha attirato del libro fin dall’inizio, mentre il titolo nella seconda non mi piace particolarmente come font e disposizione. Però l’immagine della seconda cover mi piace molto!


Flowers of Darkness, di Tatiana de Rosnay

GI: Chi ha disegnato la seconda copertina non aveva le idee chiare… e comunque è partito dal titolo, senza avere letto il libro. Tutto il contrario la prima, che ha un suo senso con la storia.

MA: La prima cover è molto noiosa; la seconda però mi fa male agli occhi, troppo vivace, quindi meglio la prima!

MI: La prima copertina mi piace molto, anche se non per un elemento in particolare, ma perché suggerisce qualcosa di nascosto nell’immagine. La seconda non mi piace proprio.


The Book of Cold Cases, di Simone St. James.

GI: Entrambe le copertine hanno un che da mass market paperback; però tra le due mi attirerebbe di più la prima, perché è un po’ diversa. Nella seconda non è chiara l’immagine e non è neanche così originale.

MA: Sono belli i colori della prima. 

MI: Preferisco la prima copertina, soprattutto perché è molto più atmosferica. Sono d’accordo con la Librovora Gioneb: la seconda è dozzinale.


How High We Go in the Dark, di Sequoia Nagamatsu.

GI: A me piace più la seconda, forse perché lo sfondo nero, o comunque scuro, mi attira sempre. E anche il titolo un po’ sfumato mi piace.

MA: Non mi sembrano molto differenti come stile le due copertine, a parte il contrasto di colori. Preferisco la prima per l’immagine sullo sfondo, con la luna calante e crescente che diventa il sole.

MI: Per me sono bellissime tutte e due. La prima ha l’esatta atmosfera del libro; la seconda ha l’esatta atmosfera del libro. In effetti, si tratta di un libro talmente particolare che entrambi i design sono perfettamente adatti. L’unica cosa che può far pendere l’ago della bilancia è che la prima è molto più giapponese, e questo è un libro mooolto giapponese.


Code Name Verity, di Elizabeth Wein.

GI: Mi piacciono entrambe. Più o meno hanno la stessa atmosfera e fanno pensare ad un romanzo storico ambientato durante la seconda guerra mondiale.

MA: Mi attrae particolarmente la prima, per la silhouette e il modo in cui il nome Verity è cerchiato in rosso, che lo rende abbastanza di impatto.

MI: Mi dovrebbe piacere di più la seconda copertina, perché mette l’attenzione sull’ambientazione più che sui personaggi, e di solito leggo questo tipo di libri soprattutto per l’ambientazione. Però in questo caso la figura di Verity è la chiave di volta della storia, quindi preferisco la scelta di rappresentarla.

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