Top ten delle storie d’amore che sono piaciute persino a me
A cura di miki_tr
Salve a tutti, sono Miki e soffro di una grave allergia al dono della sintesi. Chiedo scusa in anticipo. Se siete seduti comodi, preparatevi ad un lungo post con tanto di prologo ed epilogo e venite a scoprire perché ho scelto questo argomento per la mia prima top ten.
Perché scrivere questa top ten? Perché nel corso di tanti anni di lettura e di altre esperienze di vita, ho scoperto una cosa strana su di me: le storie d’amore non mi piacciono. Un po’, sono quasi sempre uguali. Un po’ sono quasi sempre zeppe di cliché e non capisco bene come si faccia a rivedercisi, quando sono descritte in una maniera così banale... Un po’, alla terza o quarta che leggi sai sempre dove andranno a parare.
Io di solito posso amare un libro anche alla follia e persino avere simpatia per una coppia e il modo in cui interagisce, ma trovare comunque tutta la parte che dovrebbe essere romantica... Beh, sostanzialmente una noia mortale. Confesso che spesso e volentieri salto interi passaggi, soprattutto le elucubrazioni mentali sugli occhi magnetici (o altre parti del corpo, ma se ci fate caso quasi sempre sono gli occhi), le dichiarazioni di amore eterno e qualsiasi descrizione di un bacio che superi le sette parole.
Insomma, sono veramente una rompiscatole su questo argomento.
Ci sono però elementi di una storia d’amore che possono piacermi e anche molto, ma questo accade, di solito, quando la storia non è il fulcro della trama o della vicenda. O quando l’autore ha qualcosa di geniale e me la vende molto ma molto bene.
Quindi, questa è una top ten delle eccezioni alla mia regola: la storia d’amore non mi piace.
Va da sé che, per spiegare perché una storia mi è piaciuta, dovrò necessariamente fare SPOILER anche grossi dai libri in questione. A volte anche solo nominare la coppia è spoiler, quindi leggete a vostro rischio.
Ultimissima cosa, sono in ordine puramente casuale. Queste sono le dieci migliori, non chiedetemi una classifica o potrei morire...
La saga di Boudica, di Manda Scott (Ban e Longinus). In una saga con tanti protagonisti e tante storie d’amore, questa in particolare ha veramente poco di romantico. E’ una relazione sbilanciata: Ban sarà sempre legato al suo primo amore, ed è molto chiaro a tutti, incluso a Longinus. E’ una storia fra soldati (esercito dell’impero romano, per capirsi), che si fonda più sulla lealtà e sulla compagnia che su grandi sentimenti. Eppure, quando diventa il motore delle azioni e delle scelte dei personaggi lo fa senza imporsi, con una sorta di naturalezza e senza grandi dichiarazioni. Sono eternamente due amanti che si salutano prima della battaglia con un bacio, pensando che andrà bene se alla fine non si rivedranno, perché la morte sarà ben spesa a fianco dell’altro. Queste cose mi sciolgono.
Harry Potter and the Deathly Hallows, di J.K. Rowling (Albus Dumbledore e Gellert Grindelwald). Questa è la storia d’amore che non è stata scritta, ma sottintesa. Probabilmente è una delle sue grandi qualità: si nasconde nel segreto di un’altra storia e devi saperla cercare e volerla vedere. Fin dall’inizio, fin da quando l’ho scorta nel suo nascondiglio nelle parole della Rowling, era una storia che aveva qualcosa da farsi perdonare. L’ho amata per questo, più che per il contrasto tra bene e male che è più scontato. Per la sua discrezione, per la sua presenza accennata, perché i protagonisti erano impegnati in tutt’altro mentre io la scoprivo, perché quasi se ne vergognavano loro stessi, perché è durata più di cent’anni ed è sopravvissuta a tantissimo. E basta, perché di questa coppia potrei raccontare per ore e in passato l’ho fatto. Il succo è: sta tutta in un centinaio di parole e bisogna saperle leggere bene, ma quando la si vede è bellissimo.
D’amore e ombra, di Isabelle Allende (Francisco e Irene). Questo libro è un’eccezione a tutte le altre eccezioni, perché alla fine per i miei standard è una storia molto normale. Lui e lei finiscono a lavorare insieme, si conoscono, lui si innamora, lei ci arriva dopo un bel po’ ma poi lo ricambia. La forza di questo libro è altrove, ma forse, come dice il titolo, è proprio nel contrasto continuo tra l’orrore e la sofferenza che vengono man mano portati alla luce per tutto il libro e questo sentimento delicato che viene fuori pagina dopo pagina, fino a dare quasi un senso a tutto il resto. O forse la forza è nei personaggi, costruiti con una pazienza e un amore da parte della loro autrice che non manca di incantarmi ogni volta che rileggo questo libro.
Fire from Heaven, di Mary Renault (Alessandro e Efestione). Alessandro il Grande è un personaggio che mi ha sempre affascinato in una maniera indicibile. Fire from Heaven è il primo libro di una trilogia dedicata a lui (in Italia è edito solo il secondo; non so cosa avessero nella testa), quello che racconta la sua infanzia e naturalmente la parte importante che gioca nella sua vita Efestione, riconosciuto storicamente come qualcosa che oggi potremmo definire il suo compagno. La loro storia è molto greca in questo libro, poco influenzata dai canoni moderni dei sentimenti. E’ forte, soprattutto nelle parti in cui la vediamo dagli occhi di Efestione. I sentimenti non sono raccontati in una maniera in cui è facile rivedersi per un lettore moderno: forse questo passo in più la allontana dalla banalità e me la fa trovare speciale.
Se qualcuno avesse letto il secondo libro, edito in italiano con il titolo Il ragazzo persiano, faccia la cosa giusta, si armi di un buon dizionario (non è un inglese semplice) e si legga questo libro: non è assolutamente possibile interpretare correttamente i personaggi nel secondo libro della trilogia senza aver letto il primo!
La serie di The Great Library, di Rachel Caine (Wolfe e Santi). La mia storia d’amore con questa storia d’amore è più facile da raccontare riportando un’approssimazione dei miei pensieri durante la lettura del primo libro... È andata più o meno così:
*i personaggi, secondari, vengono presentati più o meno contemporaneamente*
Miki: -E questi scommetto che sono qui a rompere le scatole.-
*la storia prosegue per varie strade*
Miki: -No, dai, mi sa che sono simpatici...-
-Questa scena potrebbe anche essere...-
-Il potenziale shipposo lo vedo-.
-Sembrerebbe proprio che...-
-Basta Miki, lo sai che shippi anche i sassi, non ti illudere che poi ci resti male-.
-Però non sembra essere solo nella mia testa...-
-No, mi piacerebbe ma non andrà a parare lì-.
*dopo varie vicissitudini, il protagonista cerca uno dei due nella sua stanza, invece lo trova nella stanza dell’altro. Senza camicia.*
-AVEVO RAGIONE!!!-
Strano posto, la mia mente.
A parte che dà sempre molto gusto arrivare alla giusta conclusione prima del protagonista, Wolfe e Santi sono una coppia che mi ha fatto perdere la testa proprio per questo scoprirla lentamente, oltre che per l’incredibile legame che viene portato alla luce man mano che i libri proseguono. Non sono quasi mai al centro della scena, ma quello che provano è tanto più potente quanto spesso solo accennato.
If we were villains, di M. L. Rio (James e Oliver) Già solo questo è uno spoiler enorme. Questa coppia non è praticamente presente nel libro, dove varie storie sentimentali e di amicizia si intrecciano e diventano parte fondamentale del giallo che è la vicenda principale. Anche qui si tratta di un sottofondo, un’impressione strana che per tutta la storia lasciano i personaggi, quella che nella loro amicizia ci sia di più di quello che si vede. Tuttavia alla fine, solo alla fine, la conferma dei sentimenti è chiara e, contrariamente a quanto succede di solito, questa consapevolezza è tragica e degna di un’opera di Shakespeare. É una storia d’amore profondissima che muove tutti gli eventi della serie, eppure non si concretizza mai. Oppure? Il finale di questa coppia riserva delle sorprese e, anche se ho già spoilerato tanto, non dirò altro sull’argomento perché sarebbe un crimine.
Fangirl, di Rainbow Rowell (Cath e Levi). Probabilmente è la più normale delle storie d’amore che ho apprezzato. Mi piace perché è realistica. Levi fa cazzate, non sa bene come muoversi, è dolce e carino e completamente idiota per tante cose, sa mettersi in secondo piano quando la storia non parla di lui. Cath non ha un’idea di cosa sta succedendo per la maggior parte del tempo. L’amore nella vita reale è così, incerto, non lo vedi, non ci pensi e poi ci pensi un pochino e poi ti dici che sei stupido e poi lo vedi poco a poco. Non l’ho mai vissuto come un fulmine dall’alto dei cieli, piuttosto come qualcosa di cui non sei sicuro, ma su cui scommetti. Per questo mi sono piaciuti Levi e Cath in Fangirl, perché non hanno disegnato la grande passione che è per sempre, ma si sono scoperti un pezzetto per volta e noi lettori li abbiamo lasciati con ancora tanto da scoprire.
The ghost of Buxton Manor, di Jonathan L. Ferrara (Rupert e Michael) Penso si sia già intuito che qualcosa che può farmi piacere una storia romantica è la tragedia in agguato alla fine del percorso dei protagonisti. Ma che dire di una storia d’amore (perché questo libro è esattamente una storia d’amore, pura e semplice) dove i protagonisti sono morti ben prima dello svolgersi della vicenda? Come il titolo stesso suggerisce, Rupert è morto ormai da molto e il suo fantasma infesta la grande casa in cui è vissuto, ma lui non ricorda nulla della sua vita mortale. Né come è morto, né come ha vissuto, né, soprattutto, Michael. In pratica la storia racconta del tentativo di questi due ragazzi di ritrovarsi oltre la morte, e non sarà facile. É particolare leggere una storia del genere, come se partisse dalla fine, ma oltre a ricostruire il passato, in questo libro c’è abbastanza avventura e la prospettiva di un futuro... Insomma, la morte dei protagonisti non preclude il lieto fine, e questo mi ha fatto veramente adorare questo libro. Inoltre, volete mettere un libro di fantasmi ispirato ad una storia vera? Perché questo libro lo è. Una storia d’amore adorabile, davvero.
La canzone di Achille, di Madeline Miller (Achille e Patroclo). Dicevo, della tragedia? Qui il finale lo conosciamo da prima, e non penso di spoilerare nessuno nel dirlo... Finisce in morte, insomma. Marty ha problemi con il finale, al punto che questo libro è il Libro-che-non-può-essere-nominato in sua presenza, ma a me è piaciuto tantissimo. La storia d’amore in sé è di quelle che digerisco bene, non eccessivamente smielata e molto toccante in diversi punti; ma il valore aggiunto che la mette in questa lista è che noi sappiamo, e i personaggi sanno, che la fine si avvicina di più ad ogni scelta che compiono. Eppure Achille non può che seguire il suo destino e Patroclo non può che seguire Achille. I due accettano quello che deve succedere e per questo la loro storia è particolarmente toccante. In particolare, devo dire che mi è piaciuta la parte finale, il modo in cui viene gestita la morte di Patroclo e quello che accade dopo: molto originale, in un certo senso, ma soprattutto molto greco. Tutta la parte finale del libro, nonostante le premesse sulla carta, porta questa storia d’amore già bella su tutto un altro livello.
The Paper Magician Trilogy, di Charlie N. Holmberg (Emery e Ceony). Un’altra coppia apparentemente normale, Ceony ed Emery mi sono piaciuti sorprendendo me per prima. A volte ho quasi avuto l’impressione che sfatassero volutamente un po’ di cliché su come deve essere il grande amore perfetto da libro, ma che fosse voluto o meno, sono tutto tranne che la classica coppia da YA. Prima di tutto, Ceony sarà anche una ragazzina, ma Emery è il suo insegnante, è decisamente un adulto, ha un matrimonio alle spalle e un carattere che prenderlo a schiaffi è poco. Poi perché si baciano quanto, tre volte in tre libri? Forse meno. Poche smancerie, che mi piace. Ma soprattutto, quello che mi ha conquistato è che passano la maggior parte del tempo a bisticciare, litigare o comunque rispondersi per le rime a vicenda, il che è molto stimolante, molto più dei mille “ti amo” e “sei la mia vita” e robe simili. Almeno, per me è così. Soprattutto nell’ultimo libro, hanno un rapporto più maturo e meno appariscente di quello che si trova di solito nei libri, quasi assodato, dato per buono e che diventa quindi solo un dettaglio della storia, invece che il fulcro e il motore di tutto; il che è un grande, grande più per me.
Poi, dopo aver terminato e impacchettato questa top ten, ho finito di leggere la serie The Infernal Devices di Cassandra Clare... e ammetto di aver valutato seriamente di fare una sostituzione. Ad essere onesta non ricordo che mi sia mai davvero piaciuto qualcosa che si possa definire un triangolo amoroso prima di leggere questa serie. È stato abbastanza stupefacente per me! Poi mi sono resa conto che mi ero imposta di limitarmi alle storie d’amore che non sono solo nella mia testa (ce ne sono tante), ma che veramente fanno parte della trama dei libri, e questa... Non so. È un po’ al limite, perché né Will e Tessa, né Jem e Tessa, mi fanno impazzire prese singolarmente, ma quando ci metti in mezzo quello che c’è tra Will e Jem... La cosa diventa decisamente più interessante. Si può definire una storia d’amore anche quella tra Will e Jem? Non sono così sicura dai libri, per questo alla fine non ho fatto nessuna sostituzione. Sono piuttosto convinta che la Clare abbia scritto davvero un’unica storia d’amore con tre protagonisti, che è una cosa davvero molto bella, ma non è chiaro come si sarebbero sviluppate le cose senza i risvolti della trama che cambiano la situazione nella parte finale, e non so davvero se la storia che ho immaginato nella mia testa si sarebbe mai concretizzata... Quindi questa trilogia rimane una menzione d’onore e lascio il mondo come sta.
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