Doppia Top Ten delle sorprese belle e brutte di questo 2019
a cura della Librovora miki_tr.
Ormai il 2019 è agli sgoccioli, e posso cominciare a tirare le fila delle mie letture di quest’anno. Ho l’impressione che, rispetto al solito, questo sia stato per me un anno di sorprese, a cominciare da quella, positiva, del numero di libri che ho letto. Ma soprattutto, sono rimasta spesso stupita, sia in negativo che in positivo, dai libri che ho letto. Quindi, invece che tirare le somme dedicando una Top Ten ai libri migliori o peggiori che ho letto nel 2019, ho deciso di dedicarmi a quei libri che mi hanno sorpresa, per un motivo o per un altro. Moltissimi libri rientravano in questa categoria, quindi questa Top Ten di fatto è doppia: ci sono dieci brutte sorprese e dieci belle sorprese; mi sono divertita ad ordinarle secondo quanto mi hanno lasciato a bocca aperta, invece che per gradimento o per qualche altro criterio.
Abbiamo venti libri di cui parlare. Mettiamoci al lavoro.
Brutte sorprese
Alcuni dei libri in questa lista mi sono piaciuti, altri meno, ma per tutti mi aspettavo qualcosa di più che non ho avuto. Dal meno deludente al più deludente.
The Seven Husband of Evelyn Hugo, di Taylor Jenkins Reid.
Questo libro è un esempio di quanto ho appena detto riguardo al fatto che alcuni dei libri in questo elenco mi sono piaciuti: gli ho assegnato 4 librovori. Mesi dopo, forse sono stata un po’ generosa nella mia valutazione, perché per quanto il libro sia scritto molto bene, mi è rimasta bella forte l’antipatia che ho provato per quasi tutti i personaggi. Comunque mi aspettavo di più da questo libro perché, a sentire il web, questo è il capolavoro letterario del secolo, nonché il libro preferito di chiunque lo legga. Penso che molte persone abbiano letto questo libro con magari poca dimestichezza con questo genere e i suoi cliché, perché l’ho trovato tutto sommato un libro molto nella media, in cui spicca solo lo stile elegante dell’autrice.
Aurora Rising, di Amie Kaufman e Jay Kristoff.
Ho iniziato questo libro, e questa serie, pensando di aver in mano un nuovo preferito. Ecco perché sono rimasta così delusa di dovergli assegnare un dignitoso, ma misero, voto da tre librovori e mezzo. Il mio problema non è stato il divertimento, nel caso di questo libro, ma una serie di cose che mi hanno davvero dato fastidio (al punto che ho pensato di interrompere la lettura a circa un terzo del libro), di cui ho parlato a lungo nella mia recensione, QUI. Alla fine il libro mi ha dato delle soddisfazioni, soprattutto perché il finale promette bene per il resto della serie… mi auguro quindi di trovare l’anno prossimo il secondo libro nell’altra metà di una top ten di questo genere.
The Past and Other Things That Should Stay Buried, di Shaun David Hutchinson.
Io non leggo spesso libri che contengano zombie. Non è esattamente il mio genere… ma, dal momento che mi sono decisa a farlo, non è che per caso questo libro avrebbe dovuto almeno considerare l’elemento sovrannaturale che avvia la vicenda? Nel caso di questo libro, le premesse interessanti hanno mascherato una trama che è per l’ottanta per cento quella di un qualsiasi contemporary young adult. Non sono riuscita ad assegnargli più di tre librovori proprio perché non è andato nella direzione che mi aspettavo e avrei voluto.
The Princess and the Fangirl, di Ashley Poston.
In realtà questo libro non è stato una delusione così cocente, da momento che gli ho assegnato tre librovori e mezzo, una valutazione che non è malvagia in generale, e soprattutto per un contemporary. Però Ashley Poston mi aveva abituata molto meglio e, se la duologia Heart of Iron magari non fa testo, essendo tutt’altro genere, basandomi sul primo libro di questa stessa serie, Geekerella, mi aspettavo di più. Soprattutto mi aspettavo di più oltre al romanticismo, che invece ha preso troppo la scena in questo libro.
Ziggy, Stardust and Me, di James Brandon.
Essendo questo libro il debutto dell’autore, non avevo moltissimi motivi per aspettarmi chissà che. In realtà tutto quello che chiedevo era che si percepisse il periodo storico in cui è ambientato, ma sfortunatamente per me non è successo, tanto che spesso mi dimenticavo che fosse una storia ambientata negli anni settanta e mi chiedevo perché un personaggio non usasse il cellulare, o perché diamine tutti fumassero erba in continuazione. Alla fine il libro ha parti carine che mi hanno strappato una valutazione di tre librovori, ma sono comunque rimasta delusa perché mi aspettavo tutt’altro.
Sharp Objects, di Gillian Flynn.
A proposito di cose che chiedo ad un libro, per quanto riguarda i thriller mi accontento di poco: di solito mi basta non capire tutti i colpi di scena che dovrebbero sconvolgermi nel finale prima ancora di arrivare ad un terzo del libro. Dal momento che ho letto questa storia aspettando con ansia di sapere come la mia interpretazione dei fatti sarebbe stata smentita, e che quel momento non è mai arrivato, visto che avevo capito esattamente dove il libro andasse a parare praticamente dall’inizio, penso che la mia valutazione di tre librovori forse sia stata persino un po’ generosa.
Radio Silence, di Alice Oseman.
Un altro libro di cui avevo sentito parlare tantissimo e benissimo online, che invece ho trovato meno entusiasmante, e più problematico, di quanto mi aspettassi. Di nuovo si tratta di un libro a cui ho dato una buona valutazione, tre librovori e mezzo, ma a cui, mesi dopo, ripenso soltanto in relazione alla piattezza della trama. In un contemporary mi aspetto sfumature del concetto di bene e di male, non assoluti degni di una favola per bambini. Ma in questo libro, la crudeltà dei “cattivi” non ha motivazioni né interpretazioni, e la purezza dei “buoni” è assoluta, e io mi chiedo… ma davvero ci sono persone che vedono il mondo in questo modo? (Poi seguo una qualsiasi polemica su Twitter per dieci minuti e mi rispondo che sì, evidentemente la gente lo fa. Quindi forse sono più delusa dal pensiero contemporaneo che dal libro, in realtà.)
The Cassandra, di Sharma Shields.
Anche nel caso di questo libro, non avevo elementi oltre all’ambientazione per stabilire che mi sarebbe piaciuto, ma cavoli, la delusione in questo caso è stata bruciante. Perché la sinossi e l’ambientazione, anche senza sapere nulla dell’autrice, mi avevano dato motivo di pensare che mi sarei innamorata perdutamente di questo libro. Invece la sua valutazione non è arrivata oltre i due librovori e mezzo, perché la trama è poco interessante, così come i personaggi, e non basta l’ambientazione a salvare il tutto. Il colpo di grazia arriva poi dalla parte finale, dove la storia si perde nel tentativo di orripilare il lettore… se non fosse bastata la mediocrità fino a quel punto a farlo.
Scar, di Alice Broadway.
Mi è dispiaciuto molto dover inserire in questa lista questo libro, e ancora di più, doverlo annoverare tra le peggiori delusioni del 2019. Il motivo per cui è stato un colpo al cuore così grosso è senza dubbio il fatto che il resto della serie mi fosse piaciuto parecchio, per poi cadere così drasticamente nel finale. C’è un altro libro, quest’anno, che ha concluso una serie in discesa, ma i primi due libri di questa trilogia mi erano piaciuti molto di più, ed ero molto ansiosa per questo, che doveva spiegare, tra le altre cose, il colpo di scena nel finale del secondo libro. Mi ha deluso la spiegazione, ma ancora di più mi ha deluso la sparizione in questo libro di quasi tutti i personaggi secondari, che perdono importanza, trascinando con loro la trama del resto della serie. Alla fine ho valutato questo libro tre librovori e mezzo, ma penso di essere stata generosa, spinta soprattutto dall’ambientazione che è senza dubbio la più grande qualità di tutta la serie.
Final Draft, di Riley Redgate.
E infine, la più grande delusione dell’anno. Di nuovo un libro da cui non avevo davvero motivo di aspettarmi molto, dal momento che non avevo mai letto nulla dell’autrice, ma che mi aveva terribilmente attirato promettendo di parlare di fanfiction e scrittura, di una bella amicizia e di una protagonista interessante. Invece mi sono trovata davanti ad un libro che cerca di usare la scrittura come espediente per accumulare stereotipi nella storia; che condisce una trama insipida con dettagli e personaggi che servono solo a mandarla avanti; che vorrebbe farmi a tutti i costi simpatizzare con una protagonista che non riuscivo a distinguere dalla sua migliore amica, tanto poco mi avevano colpito i personaggi. Un libro deludente, e anche un libro che in più di un punto mi ha fatto arrabbiare. Uno dei libri peggiori dell’anno, come dimostra la valutazione di un librovoro e mezzo appena.
Belle Sorprese
Fortunatamente ci sono stati anche libri che mi hanno colpita in positivo, quest’anno. Anzi, in generale sono stati di più delle delusioni, per cui ci sono diversi grandi esclusi da questa top ten. Ancora una volta, la lista è ordinata secondo quanto i libri mi hanno sorpreso, e non quanto mi sono piaciuti.
The Test, di Sylvain Neuvel.
The Test non è il primo libro che leggo di Sylvain Neuvel, ma è sicuramente il mio preferito. La trilogia Themis Files, che pure mi era piaciuta parecchio, paradossalmente in tre libri non mi aveva mai trascinato nella storia come questo racconto di appena un centinaio di pagine. La sorpresa, in questo caso, è stata proprio come questa forma di storia breve sia assolutamente adatta alla mano di questo autore, al punto che questo è l’unico suo libro, tra i quattro che ho letto, ad essersi meritato il mio bollino. Se già prima tenevo d’occhio Neuvel, ora sono molto più curiosa di sapere cosa scriverà in futuro.
Slender Man, di Anonimo.
Questo libro mi ha sorpreso, ma forse dovevo aspettarmelo: l’ho scoperto, comprato e letto nell’arco di 24 ore. Non sapevo nulla del libro quando l’ho iniziato, né della leggenda metropolitana su cui si basa, né veramente del contesto di questa storia. Quello che mi ha colpito è come tutto concorre a sostenere il mistero di fondo, a partire dalla cover, che è il motivo per cui ho notato il libro: non c’è il nome dell’autore da nessuna parte.
A Sky Painted Gold, di Laura Wood.
Se dovessi descrivere il genere di questo libro, potrei senza dubbio partire dal fatto che si tratta di Historical Fiction, ma non potrei assolutamente esimermi dal definirlo romantico. Ecco la ragione principale della mia sorpresa nel constatare che questo libro è tra i miei preferiti di quest’anno. Eppure mi sono accorta che avrei amato questo libro fin dalle prime pagine, perché anche nella parte iniziale introduttiva della storia, qualcosa nel modo di scrivere dell’autrice mi ha immediatamente incantato: all’inizio era proprio il linguaggio e il ritmo a farmi venire voglia di andare avanti con la lettura. Proseguendo ho cominciato a scoprire meglio i personaggi, e me ne sono innamorata; a quel punto il romanticismo della storia non mi ha nemmeno dato fastidio, perché ero già stata irrimediabilmente conquistata da questo libro.
The Accident Season, di Moïra Fowley-Doyle.
Quando ho letto questo libro, l’ho fatto consapevolmente con l’intenzione di leggere qualcosa di carino, ma non di particolarmente gustoso, almeno per me; del resto, ero in pieno Readathon di Agosto, e francamente la mia priorità era in quel momento una lettura leggera, ma soprattutto veloce. Invece sono rimasta doppiamente sorpresa: dall’ambientazione Halloweenosa del libro (che avrei dovuto decisamente leggere in ottobre), e dalla complessità della storia. Alla fine lo spessore di questo libro me l’ha fatto leggere anche più velocemente di quanto avrei fatto con una storia più leggera, perché mi ha appassionato e fatto venire voglia di divorarla.
The Dreamers, di Karen Thompson Walker.
Questo libro mi ha preso alla sprovvista su tutti i fronti. Quando l’ho iniziato mi ha spiazzato, dal momento che lo stile della narrazione è molto particolare e distaccato dagli eventi (sembra una rassegna stampa giornalistica, in alcune parti); questa stranezza avrebbe potuto rivelarsi un difetto fatale, ai miei occhi. E invece, a sorpresa, non solo il libro mi è piaciuto proprio e soprattutto per il suo stile, ma incredibilmente mi ha resa molto più coinvolta e partecipe nella storia di quanto mi capiti con libri scritti in maniera più intensa ed emotiva.
Firestarter, di Tara Sim.
Firestarter è il terzo libro della serie Timekeeper, ed è quello che pensavo non avrei letto, fino al momento in cui l’ho preso in mano. Il primo libro della serie mi era piaciuto, senza entusiasmarmi del tutto; avevo invece fatto molta fatica con il secondo, di cui per altro al momento ricordo molto poco. Che io abbia deciso di leggere questo e continuare la serie, come dicevo, è stato un caso, ma un caso fortunato: è di gran lunga il libro che ho preferito tra i tre, e alla luce di questo, ho rivalutato anche il resto della serie, tanto che sono molto curiosa di leggere il prossimo lavoro dell’autrice, che uscirà all’inizio del 2020. E’ una delusione quando una serie perde nel finale, ma è un’enorme soddisfazione quando invece chiude migliorando così decisamente.
The Wicker King, di K. Ancrum.
Questo è un libro che aveva tutte le carte in regola per non piacermi, e invece si colloca molto decisamente tra i miei preferiti dell’anno in assoluto. La storia ed i personaggi mi sono piaciuti tanto, ma non solo: lo stile di questa autrice ha toccato tutte le corde giuste con me, regalandomi una delle letture più piacevoli dell’anno. Non so cosa dica di me come lettrice, ma trovare una persona che di una scena racconta esattamente quei dettagli che mi colpiscono con precisione mi ha fatto l’effetto di un colpo di fulmine, e K. Ancrum si è guadagnata il posto di autrice rivelazione dell’anno.
The Fever King, di Victoria Lee.
So che molte persone considerano il romanzo di debutto di un autore un’opera di minor qualità, ed in un certo senso sono d’accordo, perché scrivere è qualcosa che si impara e si migliora con il tempo. Ma alle volte il debutto è anche il libro che dice di più di come funziona la mente di un autore, perché racchiude la prima storia che è germogliata nella mente di chi l’ha scritta. Basandomi su questo concetto, voglio vedere cosa Victoria Lee ha nella testa, per esordire con un libro del genere. La complessità di questa ambientazione mi ha colpito fin dalle prime pagine, ed all’inizio del libro è stata una fatica muovermici, ma che ricompensa, quando la storia ha preso il via! Un romanzo di una complessità che sarebbe notevole per un autore esperto, il che lo rende ancora più sorprendente.
The Binding, di Bridget Collins.
Ho iniziato a leggere questo libro con un filo d’ansia. La sinossi mi faceva pensare che avesse tutte le carte in regola per piacermi, ma il libro mi sembrava troppo lungo per la premessa che avevo intuito, e temevo, detto fuori dai denti, che fosse un mattone. Dire che mi sbagliavo è poco: mi sono innamorata di questo libro con una passione per cui ancora oggi, a quasi un anno da quando l’ho letto, probabilmente lo metterei al primo posto, se questa top ten fosse ordinata per preferenze. Anche così, un libro letto un po’ per caso non può non collocarsi verso la cima della classifica, se è entrato nel mio olimpo di sempre.
Deposing Nathan, di Zack Smedley.
Ma tra tutti, è questo il libro che mi ha colpito a tradimento. Non vado matta per i contemporary young adult; di solito, anche quando mi piacciono, non ci perdo la testa, soprattutto se raccontano un classico primo amore, con tutti i cliché del caso. Mentre leggevo questo libro, non potevo credere io per prima a quanto mi stesse piacendo e coinvolgendo. Mi ha colpito per come ha dipinto le luci e le ombre di tutti i personaggi, entrando nelle loro teste e spiegando i loro comportamenti senza giudicare, ma anche senza scusare. Mi ha colpito per la complessità dei rapporti umani, per le sfumature di ciascuna azione, per la concretezza della storia d’amore, che non viene mai idealizzata, ma rimane sempre realistica e vera. Mi ha colpito, infine, perché aveva le carte in regola per piacermi anche molto, e invece mi ha fatto innamorare e mi ha strappato, di diritto, il primo posto in questa Top Ten.
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