16 settembre 2018

Recensione di L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, di Oliver Sacks

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Recensione di L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, di Oliver Sacks
Titolo: L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello
Autore: Oliver Sacks
Editore: Adelphi
Lingua: Italiano
Genere: Non fiction


Sinossi: "Sono un appassionato lettore di storie cliniche... ma non ho mai letto dei racconti psicologici così intensi come quelli narrati da Oliver Sacks nell'Uomo che scambiò sua moglie per un cappello... E' un libro che vorrei consigliare a tutti: medici e malati, lettori di romanzi e di poesia, cultori di psicologia e di metafisica, vagabondi e sedentari, realisti e fantastici. La prima musa di Sacks è la meraviglia per la molteplicità dell'universo." (Pietro Citati)




Letto da: Gioneb
Recensito da: Gioneb
Commento:


Q&A

1) Cosa ti ha convinto a leggere questo libro?
Ho deciso di leggere questo libro dopo che il Librovoro Filo l’ha proposto all’ultimo club di lettura. Il tema della salute mentale, poi, mi ha sempre affascinato e non a caso ho messo nella nostra reading challenge la casella “Un libro sulla salute mentale”. Poi… con un titolo del genere dovevo assolutamente leggerlo!


2) Valeva la pena leggerlo?
Assolutamente sì: le storie sono molto interessanti e, nonostante siano scritte da un neurologo, sono facilmente leggibili anche da chi non è del mestiere. Non conoscevo la maggior parte delle malattie raccontate in questo libro, quindi è sempre bello scoprire cose nuove.


3) Qual è il punto di forza di questo libro?
Il punto di forza di questo libro è la varietà di storie raccontate. Alcune storie, soprattutto le prime, sembrano racconti di fantascienza, e infatti mi hanno fatto venire in mente un racconto intitolato “Il sorprendente caso della vista di Davidson” di H.G. Wells.
Un’altra caratteristica di questo saggio è che l’autore inserisce nel testo anche una componente umana: ogni malato viene raccontato come un essere umano e non solo come un paziente. Citando Wikipedia: “La componente umana di ogni sua storia, la realtà del paziente, viene descritta con toni a volte umoristici, a volte molto pietosi e dolorosi, mentre l'analisi clinica sulle cause che hanno provocato questo particolare tipo di comportamento è sempre precisa e rigorosamente scientifica, pur producendo talvolta anche riflessioni filosofiche (e, raramente, anche religiose) sulla natura più profonda della malattia in sé.”.


4) E invece, il punto debole di questo libro?
Nella domanda due ho scritto che le storie sono comprensibili anche per chi non è un neurologo, ed è vero; ma gli intermezzi tra le storie lo sono meno: per ogni racconto l’autore descrive le sue riflessioni, ed è difficile seguire quello che dice se non si hanno le conoscenze giuste.


5) Quale storia ti ha coinvolto di più?
Le storie più belle sono quelle della prima parte e, tra queste, c’è la storia che mi ha coinvolto di più, ovvero “La disincarnata” che parla di una donna, Christina, che è stata colpita da un'infiammazione di tutte le radici sensitive dei nervi cranici e spinali e, a causa di ciò, ha perso la capacità del corpo umano di percepire se stesso (propriocezione). In altre parole, Christina non era più in grado di fare alcun movimento se non teneva lo sguardo fisso sulla parte del corpo che voleva muovere. Leggendo questa storia ho provato a riprodurre la sua situazione, perché inizialmente non l’avevo ben chiara, e anche adesso ogni tanto mi capita di ragionarci sopra.


6) Leggeresti ancora un libro dello stesso autore?
Ho già individuato due o tre suoi libri che mi piacerebbe leggere prima o poi, tra cui Awakening, spesso citato in questo saggio, e il libro sulla relazione tra musica e cervello, Musicophilia: Tales of Music and the Brain.


7) A chi lo consigli?
Lo consiglio a chiunque sia affascinato dal cervello umano, anche senza avere grandi conoscenze di neurologia.


8) Per quale casa di Hogwarts è adatto?
D’impulso mi verrebbe da dire Corvonero, ma più ci penso più mi rendo conto che l’autore è un Tassorosso, per il suo modo di vedere i pazienti.

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