12 aprile 2018

Top ten delle ambientazioni più suggestive che ho letto negli ultimi tempi


Top ten delle ambientazioni più suggestive che ho letto negli ultimi tempi
a cura della Librovora miki_tr

Per una persona come me, che ama leggere fantasy e fantascienza, per non parlare di libri ambientati nelle epoche più disparate della nostra storia, l’ambientazione è un parametro importantissimo con cui valutare il gradimento di un libro. I dettagli sono importanti, ma spesso quello che mi resta dei vari mondi fantastici in cui mi immergo è la sensazione generale, quel sentimento che mi fa dire “vorrei vivere in questo mondo” (o anche, alle volte, “mi terrorizzerebbe vivere in questo mondo e probabilmente durerei una settimana, ma sarebbe una settimana meravigliosa”).
Potevo scegliere decine di libri per questa Top Ten, partendo da letture che risalgono probabilmente agli anni ottanta. Come criterio sono semplicemente andata a ritroso tra le ultime cose che ho letto, in modo da includere le ultime dieci letture la cui ambientazione mi ha fatto sognare.
In questa Top Ten cercherò di esaminare solo l’ambientazione dei libri, lasciando perdere trama e personaggi, per valorizzare questo aspetto importante della lettura come merita.


The Paper Magician Trilogy, di Charlie N. Holmberg.
Questa trilogia è ambientata in una Londra vittoriana alternativa, con connotazioni steampunk e un sistema magico affascinante. Gli studenti di magia infatti, dopo aver completato uno o due anni di scuola preparatoria, si legano ufficialmente ad un materiale (vetro, metallo, carta…) e cominciano un vero e proprio apprendistato che insegnerà loro come manipolare il loro elemento per ottenere gli effetti più disparati. Una volta legati all’elemento, non è possibile cambiarlo con un altro, quindi ciascuna arte si evolve in maniera molto fantasiosa per cercare di coprire molteplici usi del materiale su cui opera.
In questa ambientazione lo sviluppo di questo sistema magico ha largamente sostituito lo sviluppo tecnologico, e vediamo spesso come la magia influenza la vita di tutti i giorni degli abitanti di Londra, e come le invenzioni magiche (ad esempio un aliante di carta) prendano il posto di quelle scientifiche realmente avvenute nello stesso periodo.

The Great Library Series, di Rachel Caine.
Se non ho parlato abbastanza di questa serie probabilmente è perché ci sono talmente tante cose che mi piacciono in questi libri da rendere difficile elencarle tutte.
Concentrandomi sull’ambientazione, forse potrei riassumerla per come viene presentata nella sinossi: la Biblioteca di Alessandria non è mai caduta, e controlla tutta la conscenza. Possedere libri è illegale: ciascuna persona ha invece una sorta di “indice”, un libro bianco personale da cui può richiamare semplicemente qualsiasi testo voglia leggere, mentre i libri fisici vengono eternamente conservati nei Serapheum, una sorta di succursali della Grande Biblioteca sparse per il mondo. Questo ovviamente crea due problemi: la Biblioteca controlla totalmente i libri disponibili, e sa a cosa ha accesso ciascun lettore.
Se qualcuno potrebbe pensare che tutto sommato una differenza del genere non cambia il mondo in maniera significativa, questi libri dimostrano esattamente il contrario: la Biblioteca controlla tutto il sapere. I suoi rappresentanti sono considerati figure quasi religiose, e per la custodia dei libri la Biblioteca è onnipotente, protetta dai letali Automaton (animali di metallo posti a guardia dei Serapheum), detentrice di tutti i segreti magici e tecnologici del mondo.
L’ambientazione è più affascinante di quanto si può intuire dalla premessa. Il mondo è diverso, nel profondo. Ci sono sette, gruppi segreti, contrabbandieri, tecnologie ai limiti della fantascienza, ed ogni elemento è così bene intessuto con gli altri e con la trama che in breve tempo si entra nella logica di questo universo e non si riesce più a farne a meno.


Wayward Children, di Seanan McGuire.
Questa potrebbe essere definita l’ambientazione che include tutte le altre. Sorprendentemente questo libro è ambientato in una tasca segreta del nostro mondo, dalla quale però si accede a tutti gli altri, universi fantastici che meriterebbero probabilmente una saga epica per ciascuno.
Il primo libro in particolare non entra in nessuno di questi mondi meravigliosi, ma ce li mostra attraverso i cambiamenti che segnano i ragazzi che da questi universi sono tornati.
In un solo libro possiamo intuire un mondo fatto di caramelle, una brughiera illuminata da una luna rossa e stretta nel conflitto tra un vampiro e uno scienziato pazzo, un posto dove gli scheletri danzano e si innamorano, un Oltretomba privo di colori dove la più grande virtù è la capacità di sembrare statue. E tanti altri mondi, non solo rinchiusi in questo, ad una porta di distanza dalla nostra realtà, ma classificati in modo che possano essere compresi. Quanto è logico un mondo, e quanto invece è nonsense? Quanto è malvagio o buono? Ogni tanto mi sorprendo ad analizzare le ambientazioni che leggo con i parametri che suggerisce questo libro, e questo mi fa sempre pensare che forse, da qualche parte, ci sia una porta tra il nostro mondo e quello in cui mi sto perdendo al momento…


The Raven Cycle, di Maggie Stiefvater.
Se forse non sono la prima e più convinta fan di questa serie, non lo devo all’ambientazione.
E’ difficile parlarne, perché questi libri sono densi e le regole dell’universo vengono svelate poco a poco, nel corso di tutti e quattro i libri, per cui rivelerebbe molto descrivere nel dettaglio come è costruita questa ambientazione.
E’ un grande pregio di questi libri: se all’inizio si può pensare che ci sia solo qualche increspatura sulla superficie della realtà tra questa ambientazione e il nostro mondo, prima della fine ci si rende conto che la foresta magica, il Re sepolto, i fantasmi e i tarocchi, gli oggetti impossibili e le creature magiche… ciascuno di questi elementi contribuisce a far sì che ogni cosa vediamo e crediamo di capire in questa serie in realtà nasconda una magia più profonda.
Forse non avrei dovuto parlare di questi libri, perché non posso rendere l’idea senza fare spoiler, ma prendetemi in parola quando dico che l’atmosfera è qualcosa di tangibile e inafferrabile in questa storia, e che questo è il suo bello.


Amberlough, di Lara Helena Donnely.

Tra tanti libri fantasy che ci hanno abituato a cercare certi elementi ricorrenti, Amberlough è una strana eccezione a tutte le regole.
Il mondo è completamente inventato, ma questa grossomodo è la fine del fantasy di questo libro. Non c’è magia; non ci sono creature aliene o fantastiche. Non ci sono sostanziali differenze che io possa elencare tra questo mondo e il nostro.
L’ambientazione è più storica che fantastica. Ma se viene da chiedersi perché questo libro non abbia una vera e propria ambientazione storica, la risposta è che questo continente inventato ha una sua politica interna che è la chiave del libro stesso: se le atmosfere ricordano allo stesso tempo l’America del proibizionismo e la Parigi dei Cabaret, la storia sta ripetendo in silenzio quanto successo nella Germania degli anni trenta, quando un certo partito tristemente famoso andò al potere tra promesse elettorali e spionaggio.
L’ambientazione di questo libro è curatissima, fino allo slang e alle sottili sfumature che passano tra quello che una società è, quello che sembra all’esterno, e quello che vorrebbe sembrare. Questa complessità è la forza e il fascino di questo libro, ed il motivo per cui sta di diritto in questa top ten.

Shades of Magic Series, di V.E. Schwab.
Victoria Schwab ha veramente qualcosa di magico nel modo in cui crea le ambientazioni dei suoi libri. Avrei potuto facilmente inserire tutte le sue serie in questa top ten, ma ho scelto questa, perché è la più rappresentativa.
Esistono quattro universi paralleli, e tutti e quattro hanno una cosa in comune: Londra. Immaginate quattro fogli completamente diversi che però sono tenuti insieme da una puntina: i millimetri che si toccano attorno al ferro sono la città di Londra, ed in alcuni specifici punti un Antari (un raro tipo di mago) può passare da un mondo all’altro.
I mondi sono radicalmente differenti l’uno dall’altro, e la magia è un’entità senziente che li influenza in modo diverso.
La Londra nera, più vicina al fulcro della magia, è stata chiusa da secoli ed è inaccessibile, ritenuta invivibile proprio a causa della sua altissima concentrazione di magia.
La Londra bianca è un mondo inospitale e gelido, quasi privo di colori. La magia è tutto ed è sempre più rara: il terrore regna sovrano perché si ritiene che uccidere qualcuno permetta di impossessarsi del suo potere. Non c’è etica e non c’è limite, e il mondo sta collassando sotto la pressione dell’eterna lotta per il potere.
La Londra rossa è il mondo dell’equilibrio, dove la magia prospera pur essendo controllabile, e rende la società prevalentemente pacifica. E’ il regno di un re giusto e una sorta di paradiso in cui vivere. La magia è spettacolare ed utile allo stesso tempo… insomma, un’utopia.
Infine, la Londra grigia è la nostra Londra di fine ottocento: la magia è pressoché inesistente e solo pochi svitati credono che sia reale.
Questa ambientazione, che in pratica ne contiene quattro molto diverse, ha la sua forza non solo nel contrasto tra le varie Londre, ma anche nel fatto che, nonostante sia così ben delineata, improvvisamente qualcosa fa sì che gli equilibri vengano alterati, rendendo tutta la serie una corsa contro il tempo per evitare che l’ambientazione stessa collassi e scompaia…

Arc of a Scythe, di Neal Shusterman.
Questa serie è la prima di questa top ten che possiamo definire una vera e propria utopia: in un futuro idilliaco, l’umanità non soffre più per tutte le sue afflizioni, grazie al progresso tecnologico che permette di fatto di riportare in vita i morti (e la prima volta è gratis!), ma anche alla società controllata da un’intelligenza artificiale che appiana ogni ingiustizia sociale e di fatto permette a tutti di vivere al meglio per un luuuuunghissimo tempo.
Qual è il problema di un mondo del genere? Ovviamente uno solo: la sovrappopolazione. Se le risorse sono ottimizzate al massimo, comunque la capienza della Terra non è infinita, e quindi una sorta di controllo della popolazione è necessario. Per questo esistono gli Scythe: persone selezionate ed istruite che, armate di un proprio codice etico e di un proprio metodo, vengono incaricate di “falciare” (il termine inglese usato è “glean”) una quota di popolazione ogni anno. Nessuno, per nessun motivo, può riportare in vita una persona che è stata falciata da uno Scythe.
La cosa sorprendente è che questo mondo, a differenza delle varie utopie e distopie di cui si legge di solito, funziona. Non ci sono evidenti problemi (e c’è un motivo per questo che diventa chiaro con il procedere della serie). L’unica parte della società che sfugge a questa perfezione idilliaca sono appunto gli Scythe. Questo gruppo ha la sua politica interna, e tutto l’intreccio si basa su differenze etiche e morali sollevate non tanto dal problema dell’immortalità, quando da quello della scelta di chi e come falciare.
Adoro questo genere di libri, dove l’etica non è bianca e nera, ma complessa e articolata, e la politica la fa da padrona. E questo è un capolavoro da questo punto di vista.

The Night Circus, di Erin Morgenstern.
Per questo libro uso il termine ambientazione nella maniera più ristretta possibile: se la storia si svolge nel nostro mondo, tutta la magia è concentrata in un luogo: Le Cirque du Rêves. Questo circo costruito in bianco e nero, aperto solo di notte, che incanta con le sue tende e i suoi spettacoli più sottili e toccanti che appariscenti, è il luogo e l’idea su cui fa perno tutto il libro.
A prescindere da ogni elemento della trama, si sente l’amore che l’autrice tesse in ogni parola della sua descrizione. Ogni elemento, gli odori, i sapori, i suoni, vengono raccontati in una maniera che aiuta a percepirli e a calarsi nella magia di questo luogo, nell’atmosfera fantastica che evoca. Se la trama del libro forse lascia un po’ a desiderare, questa ambientazione è quasi possibile toccarla, come se uscisse fuori dal libro a prenderci la mano e portarci dentro con lei.

Caroline’s Heart, di Austin Chant.
Mi ha stupito e colpito quanta ambientazione sia presente in un libro che non arriva a cento pagine in totale. Ovviamente è raccontata più per accenni che con lunghe descrizioni; ma è comunque molto vivida.
E mi ha stupito anche che mi sia piaciuta, perché più di una volta ho storto il naso davanti a cose simili: siamo nel mitico Far West, tra Saloon e Cowboy, che proprio non è il posto dove sogno di stare. Qui quello che fa la differenza è la magia. Probabilmente non ne vediamo tutte le sfumature, ma cosa può essere più adatto ad un ambiente del genere che utilizzare come strumento magico il cuoio? Persino dei vecchi stivali hanno un valore magico in questa storia.
Improvvisamente, mentre lo leggevo, l’ostile ambiente del West ai miei occhi è diventato un luogo affascinante e mi ci sono persa volentieri. Questo è il libro che ho preferito tra quelli di Austin Chant proprio per questa splendida ambientazione.

Honor Among Thieves, di Rachel Caine e Ann Aguirre.
In un futuro non troppo lontano l’umanità è stata contattata finalmente dagli alieni. Non sembra un’ambientazione così originale.
Quello che mi fa impazzire, in questo caso, è che non solo gli alieni in questione sono molto particolari, ma che per la maggior parte del libro uno di questi alieni è propriamente l’ambientazione.
Immaginate una balena spaziale. Facile, no? Questa creatura, descritta meravigliosamente, è allo stesso tempo un essere vivente, senziente, dotata di coscienza e di sentimenti e capace di comunicare, e una vera e propria nave spaziale. La protagonista del romanzo viene scelta per diventare uno dei piloti di una di queste meravigliose creature; una volta a bordo stabilirà un legame importante con l’alieno, e allo stesso tempo esplorerà la nave su cui si trova, e a bordo della quale si svolge praticamente tutto il romanzo.

Non sono certa di aver reso l’idea della bellezza di un’ambientazione del genere; se non l’ho fatto non posso che dire di leggere questo libro, perché io non saprei spiegarmi meglio, ma queste due autrici hanno creato un mondo meraviglioso.

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